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Un altro passo avanti verso l’economia circolare: la valorizzazione delle terre esauste di fonderia da oggi è più facile
ambiente e sostenibilità economia circolare
04/04/2022

Regione Lombardia ha approvato delle linee guida, che possono trovare applicazione in tutta Italia, per favorirne il riutilizzo in sostituzione di sabbie vergini

Un importante passo avanti per la valorizzazione dei residui dei processi di fonderia e la piena realizzazione della transizione all’economia circolare: è il risultato ottenuto con l’approvazione, da parte della Giunta regionale lombarda (con la DGR n° XI/6071 del 07/03/2022, pubblicata sul Bollettino Ufficiale n. 10 del 11/03/2022), delle “Linee guida regionali per la gestione delle terre di fonderia”, un valido strumento di supporto per la gestione delle terre esauste prodotte dalle fonderie italiane che utilizzano la formatura in sabbia a perdere all’interno del loro ciclo produttivo, indipendentemente dal tipo di lega lavorata (ferrosa o non ferrosa) o dai confini regionali in cui operano.

«Accogliamo con grande soddisfazione - dichiara Silvano Squaratti, Direttore Generale di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane - l’approvazione di un documento al quale abbiamo lavorato senza sosta partecipando al tavolo tecnico “Scorie di fusione”, istituito nell’ambito dell’Osservatorio per l’Economia Circolare e la Transizione Energetica di Regione Lombardia. Il tema della valorizzazione dei residui dei processi di fonderia, in particolare delle terre e sabbie esauste, è stato del resto una costante dell’attività di Assofond negli ultimi anni e ora, grazie a queste linee guida, rafforziamo ulteriormente la capacità delle fonderie italiane di fare economia circolare».

Molte fonderie, sia di metalli ferrosi sia non ferrosi, realizzano i loro prodotti tramite la tecnica della “formatura a perdere”: viene cioè predisposta una forma in sabbia (legata con argille, silicati o leganti organici) che riproduce in negativo la geometria del prodotto da realizzare e che, dopo le fasi di colata del metallo fuso e successiva solidificazione, viene distrutta per estrarre il prodotto stesso. Le terre e le sabbie che hanno costituito la forma vengono poi avviate al recupero interno e quasi totalmente riutilizzate all’interno delle fonderie, ad eccezione di una piccola parte, in eccesso rispetto alla quota recuperata, che deve essere scartata e che esce quindi dal ciclo produttivo come esausta.

Le terre e sabbie esauste di fonderia possono essere a loro volta reimpiegate, in alternativa all’utilizzo di materie prime vergini, da processi industriali che utilizzano inerti naturali. Fra questi, la produzione di cemento, di ceramiche, di vetro, di conglomerati per l’edilizia, di conglomerati bituminosi, di laterizi e mattoni o la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali. L’esperienza di questi anni ha tuttavia dimostrato che l’utilizzo di questi residui, seppure tecnicamente realizzabile, è stato limitato da aspetti legati alla loro classificazione di “rifiuto”: ciò determina, infatti, costi di gestione importanti in relazione al ridotto valore economico del materiale, appesantimenti burocratici legati alla concessione delle autorizzazioni e alla gestione del rifiuto (fideiussioni, controlli, registrazioni, ecc.) e, infine, vincoli “culturali” dovuti alla diffidenza legata alla gestione di un rifiuto e non di un prodotto.

Le linee guida, che hanno come base le norme del pacchetto sull’economia circolare emanate dall’UE e poi recepite nel nostro Paese, contribuiscono al superamento di questi ostacoli attraverso l’individuazione di un percorso e di procedure certe e univoche per trattare in modo sicuro gli scarti in questione e renderli utilizzabili come materie prime per altri processi produttivi o attività, favorendo le condizioni per creare un effettivo mercato per questi materiali alternativi.

Grazie alle linee guida, i produttori possono agevolmente valutare e dimostrare il rispetto dei criteri dell’art. 184-bis del D.lgs. 152/2006 richiesti per quanto riguarda la gestione di terra e sabbia esausta come sottoprodotto (ossia: origine da processo di produzione, certezza di utilizzo, utilizzo senza ulteriore trattamento, utilizzo legale) oltre che usufruire di utili elementi tecnici per predisporre “dossier sottoprodotto”, ove fossero richiesti per lo specifico utilizzo. Le linee guida individuano inoltre le pratiche industriali utilizzabili per il recupero delle terre di fonderia che fossero state classificate come rifiuto e forniscono indicazioni alle autorità competenti per l’autorizzazione “caso per caso” della cessazione della qualifica del rifiuto. La conformità ai disposti in esse contenuti sostituisce di fatto il parere di ARPA previsto dall’art. 184-ter del D.lgs 152/06, relativamente alla cessazione della qualifica di rifiuto delle terre di fonderia.

Le linee guida agevolano pertanto in maniera sostanziale il percorso di reimpiego delle terre e sabbie esauste di fonderia, con due ordini di vantaggi:

  1. da un lato, il loro utilizzo in sostituzione di materiali inerti naturali riduce la necessità di estrarre sabbia vergine: un processo che, in media, genera emissioni pari a circa 42 kg di CO2eq per ogni tonnellata[1]. Se pensiamo che nella sola Lombardia, ogni anno, circa 120.000 tonnellate di sabbie esauste di fonderia vengono classificate e gestite come rifiuto[2], si può facilmente calcolare che il loro completo riutilizzo in sostituzione di sabbie vergini potrebbe evitare l’emissione di circa 5.000 tonnellate di CO2eq ogni anno;
  2. dall’altro lato, c’è un benefit economico, sia per le fonderie sia per le imprese di destinazione, grazie alla riduzione dei costi di smaltimento per le prime e di quelli di approvvigionamento di sabbia vergine per le seconde.

[1] Cfr. Anamarija Grbeš A Life Cycle Assessment of Silica Sand: Comparing the Beneficiation Processes, in “Sustainability” - Sustainability 2016, 8(1), 11; https://doi.org/10.3390/su8010011

[2] Fonte: Arpa Lombardia (elaborazioni su dati MUD 2016)