Fonderie ed economia circolare

Le fonderie rappresentano un importante esempio di economia circolare, grazie alla natura stessa del loro processo produttivo che, da sempre, mette in pratica un meccanismo avanzato di circolarità: le fonderie e la loro tecnologia, infatti, fanno sì che buona parte dei materiali metallici giunti a “fine vita” possa essere riciclata e riutilizzata per realizzare nuovi prodotti.

Negli ultimi anni è costantemente cresciuta la percentuale di materiali di recupero utilizzata in sostituzione della materia prima vergine, che arriva oggi al 75% per le fonderie dotate di forno elettrico. 
Anche gli scarti della produzione sono reimpiegati nel processo: il 95% delle terre esauste prodotte in fonderia viene riutilizzato come materia prima, in sostituzione di sabbie e terre provenienti da attività estrattive. Infine, il 95% dell'acqua utilizzata per il raffreddamento dei forni viene recuperata e riutilizzata. Un sistema perfettamente circolare, che rende le fonderie imprese “riciclone” per definizione.

Per quanto riguarda l’impatto ambientale della produzione, nel 2015 il campione di imprese censito nel primo Rapporto di Sostenibilità del settore ha destinato all'ambiente il 28,5% degli investimenti totali. Un dato molto superiore alla media del manifatturiero complessivamente inteso (fermo al 2%) che ha permesso di ridurre drasticamente le emissioni di polveri nell’atmosfera (-65% dal 2003) e la produzione di rifiuti per tonnellata di getti prodotti (-26,6% dal 2000 al 2015).

Per proseguire questo trend, le fonderie italiane tramite Assofond hanno aderito – uniche in Europa – al progetto Effige, finanziato dall’Unione Europea, che ha l’obiettivo di sperimentare il metodo PEF (Product Environmental Footprint), un sistema di calcolo dell’impronta ambientale dei prodotti lungo il loro intero ciclo di vita utile a individuare le fasi più impattanti del processo produttivo e a individuare e introdurre soluzioni in grado di ridurne l’incidenza.