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Fonderie, Assofond: dopo un 2018 ancora in territorio positivo (+1,2%), previsioni caute per il 2019
economia e finanza
15/04/2019

Rallentano tutti i settori di destinazione, giù la domanda interna, solo l’export evita il segno meno. Il presidente Ariotti: “Serve un piano di investimenti per sostenere il manifatturiero”

Milano, 15 aprile 2019 – Le fonderie italiane archiviano il 2018 con una performance nel complesso positiva (+1.2% e un volume di produzione pari a 2.262.949 tonnellate), ma decisamente in frenata rispetto alla dinamica produttiva del 2017, in cui la crescita si era attestata a un tasso superiore al +7%. Il comparto sconta il rallentamento generale dell’economia mondiale che ha portato, dopo un avvio di anno in forte crescita, a un calo generalizzato della produzione a causa del rallentamento di quasi tutti i settori clienti, della mancata ripartenza delle costruzioni in Italia e della brusca frenata della produzione europea di auto.
Diverse, in particolare, sono state le dinamiche della domanda interna e di quella estera. Secondo l’ISTAT, quest’ultima ha assicurato un buon sostegno alla produzione: il valore delle esportazioni di getti ferrosi (ghisa e acciaio) ammonta a 1,8 miliardi di euro, in crescita del 10% sul 2017, e anche a volume il dato è cresciuto del 10%, raggiungendo quota 521.000 tonnellate. Meno positivo, invece, l’andamento della domanda interna, che è rimasta debole e ha penalizzato l’andamento complessivo del comparto.
 “Il 2018 è stato un anno diviso in due – sottolinea il presidente di Assofond Roberto Ariotti – e la stasi degli ultimi mesi ci impone di guardare al futuro con cautela. Certo ha pesato il rallentamento di quasi tutti i settori di destinazione, ma la diversa dinamica fra la domanda estera, che ha tenuto, e quella interna, di nuovo in rallentamento dopo la breve ripresa di fine 2017-inizio 2018, ci dice che quello che manca davvero in Italia è un piano di investimenti capace di sostenere la manifattura. Ci sono decine di miliardi di investimenti potenziali bloccati dallo sterile dibattito sulle grandi opere. Il continuo tira e molla fra le due forze di governo ci sta costando molto caro: è necessario – conclude Ariotti – uscire da questa fase di stallo e far ripartire il volano degli investimenti”.

I comparti: rallenta la ghisa (+1,3%) dopo un 2017 a tutto gas
Dopo un 2017 molto positivo (+7,8%) e una crescita ancora marcata nel primo quadrimestre del 2018 (+5%), le fonderie di ghisa hanno accusato dopo l’estate i primi segnali di rallentamento del ritmo produttivo, progressivamente sfociati in una vera e propria battuta d’arresto: nel periodo ottobre-dicembre la caduta tendenziale rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente è stata pari all’1,8%. Grazie ai trascinamenti positivi acquisiti nell’ultima parte del 2017, il 2018 ha comunque visto la produzione in crescita del +1,3%, con andamenti differenziati a seconda dei settori di destinazione.

La produzione di getti destinati all’industria della meccanica, dopo il forte progresso del 2017 (+10,5% in volumi), nel 2018 si è fermata al +1,9%. Tale comparto produttivo costituisce il primo mercato di sbocco dei getti ghisa e assorbe il 49% dei volumi complessivi, pari a circa 589.000 tonnellate. In calo anche i volumi realizzati dalle fonderie dedite all’automotive, secondo mercato di destinazione con un’acquisizione del 32% di getti di ghisa nel 2018. L’anno si è chiuso comunque in crescita anche per quest’ambito (+1,8%), sia pur in forte decelerazione rispetto alla dinamicità espressa nel periodo 2013 – 2017, quando il tasso di crescita medio era stato del +4,5%. Su questo settore ha influito in maniera significativa il calo delle vendite in Germania, principale mercato di destinazione.

Ancora con il segno meno il dato della produzione di getti destinati al settore delle costruzioni (-3,6%) che, nonostante il miglioramento registrato nel 2017, continua a mantenere la tendenza negativa che sta caratterizzando il comparto da oltre un decennio. L’output prodotto ha superato di poco le 87.000 tonnellate e il divario produttivo rispetto ai livelli precrisi si è allargato a -66%.

La situazione dei getti destinati alla siderurgia ha presentato invece un andamento dicotomico: la produzione delle lingottiere è cresciuta del +7% rispetto al 2017, mentre i cilindri hanno conseguito un deciso rallentamento, pari al -6% rispetto alle performance però molto brillanti dell’anno precedente (+30%).

Infine, anche la spinta indotta dalla produzione della categoria “altri getti”, che pesa per l’8% del totale, è stata piuttosto debole (+1%).
A livello generale, il peggioramento osservato è imputabile sia a una contrazione della domanda interna sia a un rallentamento del canale export, che ha però dimostrato una miglior tenuta.

Riparte l’acciaio (+5,1%), ma con dinamiche molto differenziate
L’evoluzione congiunturale dei getti di acciaio per il 2018 è risultata di non facile lettura a causa dell’elevata divaricazione tra i risultati conseguiti dalle singole imprese, anche a parità di settore di specializzazione. Nella media generale del comparto, la crescita del +5,1% ha consentito all’output di getti di acciaio di riposizionarsi intorno alle 57.000 tonnellate.

In generale, in decisa ripresa sono state le fonderie dedite alla produzione di getti di piccole dimensioni destinati prevalentemente all’industria della meccanica, mentre le maggiori criticità sono state sperimentate dalle fonderie che realizzano grandi getti destinati a impianti per la produzione dell’energia e all’oil & gas.

Tra le diverse destinazioni produttive, il segno meno persiste per i getti di acciaio destinati all’industria estrattiva, (-2.1% rispetto al 2017) e alla siderurgia (-1.9%). Bene invece i mezzi di trasporto, con una crescita delle quantità prodotte per l’automotive pari al +15,1%, del +5,9% per l’industria ferroviaria e del +14% per quella navale. Bene anche le costruzioni (+6,2%) e l’industria meccanica (+11%).

Per quanto attiene le prospettive a breve, l’indagine condotta dal Centro Studi Assofond su un campione di imprese associate indica un recupero della congiuntura settoriale. Crescono le consistenze del portafoglio ordini e migliorano anche i giudizi che le imprese esprimono sugli ordini acquisiti. Le aziende prevedono inoltre, per la prima parte del 2019, una crescita dei volumi di produzione sia nel loro complesso sia per le quote da indirizzare ai mercati esteri: ancora una volta dovrebbe dunque essere l’export a trainare il comparto.

Frenano i non ferrosi (+0,8%) dopo una lunga fase di crescita: pesa il calo dell’automotive
Nel 2018, per la prima volta dal 2014, il ritmo produttivo delle fonderie di metalli non ferrosi ha risentito di una importante frenata. I risultati osservati lo scorso anno hanno ancora un segno positivo, ma con un tasso di crescita in termini di volumi dello 0,8% e un output complessivo che si è assestato appena sopra il milione di tonnellate. Il rallentamento ha coinvolto tutti i segmenti dei metalli non ferrosi: getti di alluminio (+0.9%), leghe di rame (-1.80%), leghe di zinco (+1.80%), magnesio (+0.80%).
A determinare questo risultato è soprattutto la fase complicata che sta vivendo l’automotive, che negli ultimi tre anni ha fatto da traino alla produzione di getti non ferrosi, alluminio in primis, che destinano a tale comparto quasi il 60% dell’output totale. Il rallentamento dell’industria dell’auto soprattutto in Germania è molto rilevante per il settore: è infatti dalle fonderie italiane che proviene una parte considerevole di componenti che vengono inglobati nelle auto tedesche. Proprio la forte integrazione produttiva fra le fonderie italiane e i costruttori tedeschi, che negli ultimi anni ha fatto impennare produzione ed esportazioni, ha portato in questi mesi al rallentamento delle vendite all’estero.