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Assofond: nel terzo trimestre crescono ancora i costi di produzione delle fonderie italiane
congiuntura dati congiunturali
09/11/2022

 

Pesano soprattutto i costi energetici (+48% rispetto al trimestre precedente), che minano la fiducia delle imprese per i prossimi mesi

Milano, 9 novembre 2022 – Secondo quanto emerge dall’ultima indagine trimestrale realizzata dal Centro Studi di Assofond – l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane – nel terzo trimestre del 2022 il settore della fonderia ha visto un’ulteriore crescita dei costi di produzione, che hanno fatto segnare un +21% rispetto al trimestre precedente.
Se l’aumento della componente materie prime è contenuto al +4%, i costi energetici balzano invece del +48% rispetto al secondo trimestre dell’anno.
Contestualmente, il fatturato cala del -13% rispetto allo stesso periodo: un dato che però non stupisce, considerando il numero ridotto di giorni lavorati a causa delle consuete fermate estive.
La proiezione per fine anno del fatturato rispetto al 2021 rimane infatti di robusta crescita (+18%), con l’80% del campione che prevede un aumento rispetto allo scorso anno.
Le incognite legate ai costi di produzione, tuttavia, incidono non poco sulle aspettative degli imprenditori: l'indice SIX, che misura la fiducia delle imprese sui prossimi sei mesi, si colloca ai minimi assoluti (27 punti) sugli ultimi quattro trimestri.

Fatturato in calo (-13% sul trimestre precedente), a causa del ridotto numero di giorni lavorati
La variazione ponderata del fatturato è negativa e arriva al -13% sul trimestre precedente, con il 74% delle fonderie che hanno risposto all’indagine a far segnare un calo. Il dato, tuttavia, è pesantemente influenzato dal minor numero di giorni lavorati rispetto al trimestre precedente: è questa, per il 79% di chi ha indicato un calo, la causa principale della flessione.
Non mancano, tuttavia, alcune imprese che segnalano anche una diminuzione delle commesse su modelli già utilizzati: si intravede quindi un possibile rallentamento della domanda, in particolare di quella interna: rispetto alla variazione di fatturato aggregata del -13%, il fatturato delle aziende con maggiore propensione all'export, ovvero con una quota superiore al 50%, risulta infatti in controtendenza con una crescita, ancorché debole, pari al +1%.

La fiducia sui prossimi sei mesi è ai minimi degli ultimi quattro trimestri
L'indice ACT misura il giudizio su come le aziende abbiano trascorso il trimestre di riferimento ed è ponderato per dimensione di fatturato: nel terzo trimestre il valore dell’indice si ridimensiona a 50 punti, annullando quasi tutto il recupero del periodo precedente. Sono, del resto, in aumento le aziende che giudicano difficile il terzo trimestre 2022 (39,1%) e in significativa contrazione i riscontri positivi o di normalità (dal 67% al 56% del campione).
L'indice SIX sintetizza le risposte sulle aspettative dei sei mesi successivi alla rilevazione: il valore è ai minimi degli ultimi quattro trimestri, con un punteggio pari a 27 punti e un calo di 10 rispetto al trimestre precedente. La maggioranza delle fonderie (52%) non crede più in un quadro migliore o di stabilità, e si riduce il numero di aziende ottimiste (solo il 6,5% del campione).

In calo visibilità degli ordini e utilizzo di capacità produttiva
La visibilità degli ordini è in media pari a 2,7 mesi, in calo del -8,2% rispetto al trimestre precedente (-1,4%). L'Indice GVO (che misura il giudizio sulla visibilità degli ordini raggiunta nel trimestre di riferimento) scende per la prima volta quest’anno sotto i 50 punti (47,3) su una scala di 100. La maggioranza delle fonderie esprime ancora un giudizio soddisfacente (56,5%) ma pesa l'incremento di chi ritiene la visibilità insufficiente, la cui incidenza è salita al 6,5% del campione.
L'utilizzo di capacità produttiva, anch'esso ponderato per dimensione di impresa, nel terzo trimestre 2022 è parimenti in calo al 76,5%, anche se – analogamente al fatturato – anche questo dato si può facilmente spiegare con il ridotto numero di giorni lavorati nel periodo.

Diminuisce il ricorso agli ammortizzatori sociali
Nonostante il quadro di incertezza, cala al 19,6% la percentuale di fonderie che ha fatto ricorso, nel terzo trimestre, agli ammortizzatori sociali. Diminuisce, in particolare, l’utilizzo della C.I.G. ordinaria (15,2% del campione). Stabile la C.I.G. straordinaria (4,3%), mentre i contratti di solidarietà non vengono più utilizzati.

Analisi per comparto: le fonderie di acciaio fanno segnare le performance migliori
Se la crescita dei costi di produzione è comune a tutti i comparti, non altrettanto omogenea è la situazione per quanto riguarda il fatturato.
Le fonderie di acciaio fanno segnare una variazione congiunturale positiva della domanda di mercato (+6%) accompagnata, tuttavia, da un incremento dei costi che è doppio (+12%); le fonderie di ghisa registrano invece una contrazione del fatturato (-10%) speculare alla crescita dei costi di produzione (+10%); per le fonderie di metalli non ferrosi, invece, a una diminuzione del -20% del fatturato del terzo trimestre dell'anno sul secondo si affianca, un drastico incremento dei costi, che arriva al +34%.
La fiducia è al minimo storico degli ultimi quattro trimestri sia per le fonderie di acciaio, il cui indice SIX scende a 44 punti, sia per quelle di metalli non ferrosi, dove l'indicatore segna solo 29 punti. Anche il valore dell’indice delle fonderie di ghisa scende a 31 punti sui valori di fiducia, ma non arriva ai livelli di pessimismo che si sono registrati nel secondo trimestre dell'anno.

Dal mercato i primi segnali di rallentamento. Misure di sostegno non più rinviabili
«Il settore delle fonderie – sottolinea il presidente di Assofond Fabio Zanardi – si avvia verso un 2023 di grandi incognite, dovute principalmente, ancora una volta, all’alta volatilità dei prezzi energetici. Dopo gli incrementi vertiginosi dell’estate, ora assistiamo a una tregua, ma sarà duratura o temporanea? Difficile dirlo e difficile, di conseguenza, orientare la bussola degli investimenti, con il rischio che il clima di incertezza possa condizionarli pesantemente. Quale potrà essere, ad esempio, il tempo di ritorno di un investimento in efficientamento energetico? Con i prezzi di agosto sarebbe stato di certo molto inferiore rispetto a quello attuale. Ma nessuno sa come si muoverà il mercato nei prossimi mesi, e dunque temo che tutto il settore industriale si caratterizzerà per una bassa propensione agli investimenti. Nel frattempo, restiamo in attesa di capire in che direzione andranno le misure contro il caro energia annunciate dal governo: nonostante la tregua attuale, infatti, è probabile che, con il procedere dell’inverno e la riduzione degli stoccaggi, il prezzo dell’energia possa tornare a salire, sperando di non essere costretti ad affrontare razionamenti o addirittura interruzioni delle forniture».