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Industria, Assofond: produzione in flessione nel secondo trimestre per le fonderie italiane
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03/08/2023

Dopo un buon inizio di 2023 prima battuta d’arresto per la produzione italiana di fusioni. Pesa il rallentamento degli ordini di quasi tutti i principali settori clienti

Milano, 3 agosto 2023 – Nel secondo trimestre del 2023 l'attività produttiva delle fonderie italiane ha registrato una contrazione, frutto principalmente di una diminuzione degli ordini e delle commesse da parte di buona parte dei principali settori clienti delle fonderie. A evidenziarlo è l'indagine congiunturale del Centro Studi di Assofond – l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane – sui dati relativi al periodo aprile-giugno 2023.

Produzione e fatturato

Nel secondo trimestre la variazione congiunturale della produzione (in tonnellate) si è attestata al -2,7% rispetto al primo trimestre. La flessione congiunturale contribuisce a determinare un dato negativo anche a livello tendenziale: il calo rispetto allo stesso periodo del 2022 è pari al -3,8%.

Il 41,7% delle imprese rispondenti ha indicato un calo dei livelli di produzione; per il 31,3% la produzione è rimasta stabile rispetto al trimestre precedente, mentre nel 27,1% dei casi è aumentata.

Anche dal punto di vista del fatturato assistiamo a dinamiche simili, con un calo congiunturale del -3,9% rispetto al trimestre precedente, che si riduce al -2,6% se invece si confrontano i ricavi del periodo aprile-giugno con quelli dello stesso trimestre dell'anno scorso.

Il fatturato è in diminuzione congiunturale per la maggioranza assoluta delle aziende che hanno risposto all’indagine (54,2%), mentre la restante parte delle aziende intervistate si suddivide fra chi ha indicato un fatturato stabile rispetto al trimestre precedente (18,8%) e chi, invece, ha segnalato una crescita (27,1%).

Principali motivazioni delle variazioni congiunturali

Fra le imprese che hanno comunicato una diminuzione della produzione, il 69,6% delle risposte indica come principale motivazione il calo di ordini e commesse, seguito dalla riduzione dei giorni lavorati (13%) e da "altre motivazioni" (13%), risposta che include tanto il riferimento a normali andamenti di ciclicità quanto a motivazioni straordinarie di fermi impianti.

Fra le fonderie che, al contrario, hanno incrementato la produzione, le motivazioni principali individuate sono, ex aequo al 46,7%, un numero di giorni lavorati maggiore rispetto al primo trimestre e l’incremento della domanda di mercato, in termini di maggiori commesse o ordini ricevuti.

La variazione congiunturale negativa del fatturato è motivata dalla maggioranza assoluta delle risposte (58,8%) con la riduzione delle quantità spedite. A seguire, il 32,4% delle risposte indica invece una riduzione dei prezzi di vendita.

Dal punto di vista del fatturato, la maggioranza assoluta di chi lo ha incrementato (73,3%) lo ha fatto per via di un aumento delle quantità spedite, mentre il 26,7% ha aumentato i prezzi di vendita.

Dinamiche settoriali

Il segno negativo nella dinamica della produzione accumuna i due raggruppamenti nei quali si suddivide tradizionalmente il settore delle fonderie: quello dei metalli ferrosi, cioè ghisa e acciaio, e quello dei metalli non ferrosi, cioè alluminio, zinco, rame e altre leghe.

Le fonderie di metalli ferrosi hanno fatto segnare un calo del -2,1% rispetto al trimestre precedente e del -2,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Per le fonderie di metalli non ferrosi, invece, il calo è stato rispettivamente del -4,2% (congiunturale) e del -8% (tendenziale).

Anche per quanto riguarda il fatturato la performance meno positiva è stata quella delle fonderie di metalli non ferrosi (-6,1% congiunturale e -15% tendenziale), mentre quelle di metalli ferrosi hanno contenuto i danni, con una contrazione del -2,9% congiunturale che non riesce a portare in terreno negativo l’andamento tendenziale (+2,8%).

A ridurre le perdite di questo raggruppamento rispetto a quello dei metalli non ferrosi è stato quasi esclusivamente il buon trimestre delle fonderie di acciaio, che hanno fatto segnare risultati in controtendenza: la produzione è rimasta più o meno stabile rispetto al trimestre precedente (+0,4%) e in netta ripresa rispetto allo stesso periodo del 2022 (+15,7%), mentre il fatturato è risultato inferiore del -1,2% sul periodo gennaio-marzo e in crescita del +25,1% sul secondo trimestre dello scorso anno.

Clima di fiducia

Le aspettative di breve periodo degli imprenditori hanno toccato nel mese di giugno il dato più basso del 2023: l'indice SIX (che sintetizza le risposte sulle prospettive delle aziende per i sei mesi successivi alla rilevazione) si comprime infatti a 43,3 punti, un dato inferiore ai 50 punti che rappresentano la soglia di passaggio fra sentiment positivo e negativo, e si conferma in calo rispetto ai mesi precedenti. La maggioranza delle fonderie non crede più in un quadro stazionario (33,3%) ma lo prevede in lieve peggioramento (36,7%). Diminuiscono anche le aziende più ottimiste che, nell'ultimo mese, sono pari al 23,3% del campione.

Mercato del lavoro

L’indagine condotta dal Centro Studi Assofond mappa con cadenza semestrale anche l’andamento del mercato del lavoro nel settore. Dall’analisi relativa al primo semestre 2023 emerge che la stragrande maggioranza delle fonderie (85,4%) ha cercato nuovo personale. I profili maggiormente ricercati sono operai specializzati, indicati nel 34,4% delle risposte, seguiti da operai non specializzati (28,9%). Nonostante le numerose posizioni ricercate, tuttavia, solo nel 9,8% del campione si esprime piena soddisfazione nella ricerca effettuata, con conseguente assunzione dei lavoratori ricercati: la gran parte delle aziende (75,6%) ha raggiunto solo parzialmente i propri obiettivi.

Il commento: rallentamento atteso, ma le fonderie sono al centro della transizione ecologica

«Ci aspettavamo un rallentamento, visti i segnali provenienti dall’economia mondiale e da tutti i principali settori clienti – sottolinea il presidente di Assofond Fabio Zanardi. Già da qualche settimana i nostri associati sottolineavano una contrazione degli ordini, che in parte attribuiamo a dinamiche di smaltimento scorte lungo la filiera, ma che ora appare chiaro rappresentano anche un segnale più profondo di calo della domanda nei settori a valle delle fonderie. Le prospettive restano quindi incerte anche per i prossimi mesi, con tutte le principali economie in rallentamento, a cominciare dalla Germania che rappresenta per le fonderie italiane il maggior mercato estero di sbocco. Nonostante una situazione congiunturale certamente non rosea, resto moderatamente ottimista per il futuro: le fonderie sono e saranno un anello fondamentale nel percorso di transizione ecologica che caratterizzerà i prossimi anni, e in Italia abbiamo già dimostrato di saper fare fusioni di qualità e in grado di essere decisive per decarbonizzare molti settori industriali a valle, come ad esempio l’automotive e i mezzi di trasporto in genere, la produzione di energia, le macchine industriali e agricole. Senza le fonderie gli ambiziosi obiettivi ambientali dell’Europa non sarebbero raggiungibili».