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Le fonderie italiane hanno tenuto testa alle difficoltà del 2022 e rilanciano sulla sostenibilità
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22/06/2023

Soave (VR), 23 giugno 2023 – Le fonderie italiane hanno saputo fronteggiare le difficoltà legate alla crisi energetica del 2022 e si confermano sempre più centrali per la riuscita del processo di transizione ecologica in atto.

Le vicende che hanno caratterizzato lo scorso anno – quando molte aziende sono state costrette a sospendere temporaneamente l’attività a causa dei costi energetici insostenibili – hanno determinato un certo calo nella produzione, che si è attestata poco oltre il milione di tonnellate per le fonderie di metalli ferrosi (-0,7% rispetto al 2021) e a quota 820.000 tonnellate per quelle di metalli non ferrosi (-6,8% sul 2021). Tuttavia, i risultati complessivi delle aziende del settore sono stati migliori rispetto a quanto si poteva immaginare nel bel mezzo della crisi, e anche il primo trimestre del 2023 ha visto performance positive sia in termini di produzione sia di fatturato: la variazione congiunturale della produzione (in tonnellate) si è attestata nel periodo gennaio-marzo 2023 al +7,1% rispetto al quarto trimestre del 2022, mentre quella tendenziale, rispetto cioè allo stesso periodo del 2022, è cresciuta del +3,3%. Il fatturato, invece, ha fatto segnare una crescita congiunturale del +5,8% rispetto al trimestre precedente, che arriva al +7,7% se invece si confrontano i ricavi del periodo gennaio-marzo 2023 con quelli dello stesso trimestre dell’anno scorso.

«Le fonderie italianeha detto il presidente di Assofond, Fabio Zanardi, in occasione dell’assemblea annuale dell’associazione svoltasi a Soave – sono riuscite ad affrontare efficacemente un anno imprevedibile. Un aiuto fondamentale, in particolare per quanto riguarda la gestione della crisi energetica, è arrivato dal lavoro di Assofond e delle altre associazioni che rappresentano i settori energivori, che sono riuscite a ottenere misure emergenziali importanti come il credito d’imposta per l’acquisto di energia elettrica e gas, che ha sostenuto le forze produttive e che ha permesso di contenere i danni. Altrettanto ha fatto il mercato, grazie a una domanda rimasta tonica per tutto l’anno, nonostante il necessario adeguamento al rialzo dei listini, inevitabile per non trovarsi a lavorare in perdita».

L’effetto prezzi si è in effetti fatto sentire sui ricavi complessivi del settore, che hanno sfiorato i 7,5 miliardi di euro. L’incremento medio del fatturato è stato del +32,6% rispetto al 2021 per le fonderie di metalli ferrosi e del +15,9% per quelle di metalli non ferrosi. «Un dato che si spiega facilmentesottolinea ancora Zanardicon i ritocchi ai prezzi di vendita che abbiamo dovuto applicare per difendere la nostra marginalità dal considerevole aumento dei costi di produzione, che nei momenti più difficili dello scorso anno hanno raggiunto livelli impensabili. Un contesto, peraltro, che oggi è solo in parte migliore, dato che i costi energetici si stanno assestando su prezzi comunque sensibilmente più elevati di quelli cui eravamo abituati prima del 2022, mentre i materiali ausiliari subiscono ancora l’onda lunga inflattiva iniziata in questo caso già nel 2021. In trend discendente il prezzo delle materie prime: apparentemente una notizia positiva, ma che trascina con sé un importante effetto collaterale: la maggiore incidenza dei costi energetici e del lavoro sui nostri prezzi al mercato, con possibili minacce alla competitività del settore rispetto ad altri Paesi e Continenti. A questo aggiungiamo che non abbiamo ancora notizie rispetto alle proroghe per il terzo trimestre 2023 delle misure eccezionali varate dal governo lo scorso anno. Continuando a pagare un differenziale elevato rispetto ai costi spot dell’energia elettrica in mercati concorrenti come Germania, Francia e Spagna, se queste misure dovessero esaurirsi avremmo un ulteriore ostacolo alla nostra competitività».

Nonostante un contesto operativo ancora complesso, le fonderie italiane guardano però con fiducia al futuro e si confermano impegnate a lungo termine nel percorso di transizione ecologica, per il quale si confermano essere un settore chiave.

«Le fonderie sono un anello indispensabile per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione fissati dall’Europa. Le nostre imprese – aggiunge Zanardi – sono infatti dei formidabili facilitatori della transizione per innumerevoli settori industriali a valle, dato che solo con la nostra tecnologia è possibile realizzare componenti indispensabili per trasformare in ottica green il sistema produttivo europeo. Senza fonderie non ci sarebbero turbine eoliche, centrali idroelettriche, automobili sempre più leggere e dalle ridotte emissioni, e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Il tutto – anche questo è bene non dimenticarlo – grazie a un processo produttivo intrinsecamente circolare, che fa vasto uso di materiali provenienti dal riciclo e che rappresenta una tecnologia insostituibile per realizzare una vastissima gamma di prodotti, molti dei quali estremamente complessi».

Oltre a svolgere il ruolo di facilitatori della transizione dei settori clienti, le fonderie italiane sono esse stesse all’avanguardia nell’ambito della sostenibilità delle produzioni, come si è avuto occasione di approfondire in occasione della parte pubblica dell’assemblea, intitolata "Più sostenibili, più competitive. La sfida continua delle fonderie", e interamente dedicata alla necessità da parte delle aziende di dotarsi di una solida strategia per la gestione e la comunicazione degli aspetti ambientali, sociali e di governance, con particolare riferimento alle nuove direttive europee sulla reportistica di sostenibilità.

«Affrontare con efficacia le tematiche ESG (Environmental, Social, Governance) sta diventando sempre più importante per tutte le aziende – ha sottolineato Marco Frey, direttore del Centro su Sostenibilità e Clima della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, intervenuto come relatore principale al convegno. Del resto, le nuove direttive europee allargano considerevolmente il perimetro delle imprese obbligate a redigere una reportistica di sostenibilità, che ora non è più limitato alle grandi aziende ma interessa anche la fascia intermedia. Inoltre, quel che è più importante per un settore B2B come quello delle fonderie, le imprese sono sempre più chiamate a gestire la sostenibilità anche relativamente alla propria supply chain: ecco quindi che anche chi non è e non sarà formalmente obbligato a rendicontare lo sarà poi nei fatti, perché i clienti chiederanno sempre più spesso informazioni ai fornitori da poter valorizzare con i propri stakeholder. Diventa quindi chiaro come, in uno scenario di questo tipo, essere protagonisti della transizione ecologica e strutturarsi per gestire adeguatamente le tematiche ESG diventerà un fattore competitivo sia nei confronti del mercato sia nei confronti degli istituti finanziari, sempre più attenti alla dimensione di sostenibilità degli investimenti che sono chiamati a sostenere».

Secondo quanto emerso dal convegno e dalla tavola rotonda che ha coinvolto alcuni imprenditori del settore, le fonderie italiane sono già molto ben indirizzate su questa strada, in particolare relativamente ai temi ambientali e grazie anche al lavoro di Assofond, da molti anni impegnata a sviluppare strumenti di supporto per le imprese associate. «Non ho timore di dire – ha concluso il presidente Zanardi – che le nostre imprese sono all’avanguardia in Europa sotto questo punto di vista. Basti pensare che i feedback che riceviamo dai clienti internazionali molto spesso ci confermano che siamo fra i pochi fornitori a saper rispondere ai questionari ESG, per ora facoltativi, che inviano abitualmente alle aziende che fanno parte della loro supply chain. Abbiamo però di fronte a noi un percorso di miglioramento ancora lungo, che necessita di persone e competenze: per questo motivo abbiamo scelto di potenziare l’attività di Assofond in questo ambito, in modo da poter mettere a fattor comune esperienze e risorse dedicate a tutti i nostri associati».