La situazione di emergenza venutasi a creare a seguito della diffusione del Covid-19, che ha fatto registrare la grave carenza di DPI delle vie respiratorie, ha reso necessario il ricorso a maschere filtranti (cosiddette “maschere di comunità”) prodotte in deroga alle vigenti norme sull’immissione in commercio di tali prodotti (marcatura CE richiesta per DPI e per i Presidi Medico Chirurgici).

Per contenere la diffusione del virus, in particolare, il comma 2 dell’art. 16 del decreto legge 17 marzo 2020, n. 18, coordinato con la legge di conversione 24 aprile 2020, n.7, ha autorizzato la produzione e la messa in commercio di maschere filtranti prive del marchio CE.
UNI – Ente italiano di normazione, ha pubblicato due “Prassi di Riferimento” per la produzione delle maschere di comunità: la UNI/PdR 90-1:2020 relative ai requisiti di prestazione delle maschere di comunità e la UNI/PdR 90-2:2020 relativa al metodo di prova che permette di misurarne l’efficienza di rimozione delle particelle e la resistenza al flusso d’aria.
La Prassi di riferimento, come si legge in premessa dei documenti, non è una norma nazionale, ma un documento pubblicato da UNI, come previsto dal Regolamento UE n.1025/2012, che raccoglie prescrizioni relative a prassi condivise elaborate dal Tavolo “Maschere di comunità” condotto da UNI, e formato da un gruppo di esperti del Politecnico di Torino.
Le UNI/PdR citate, non riguardano i dispositivi di protezione individuali trattati nelle specifiche norme, linee guida e vigente legislazione in materia di sicurezza sul lavoro, né i dispositivi medici trattati nelle specifiche norme, direttive e regolamenti ad essi applicabili.
Le prassi di riferimento forniscono elementi utili alla valutazione di conformità, all’etichettatura e alla marcatura delle maschere di comunità, prodotte al solo fine di contenere la diffusione di una pandemia.