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Al via la 1a edizione del master “Ghisa: proprietà, applicazioni e fabbricazione”
fonderie italiane
28/10/2021

Iniziativa promossa e sviluppata da AQM srl, in collaborazione con Assofond

 

È iniziata il 21 ottobre scorso, con ben 29 partecipanti provenienti da 16 aziende differenti la prima edizione del master tecnico Ghisa: Proprietà, Applicazioni e Fabbricazione, iniziativa promossa e sviluppata da AQM srl, fortemente sollecitata dagli operatori di settore e dall’associazione di categoria ASSOFOND.

Questo mini master di 128 ore nasce dalla necessità delle aziende di ricevere una formazione tecnica adeguata a mantenere il livello delle competenze” ha spiegato Gabriele Ceselin, CEO & GM di AQM, società di servizi tecnici con quasi 40 anni d’esperienza focalizzati per permettere alle imprese del territorio nazionale di migliorare la loro capacità competitiva lavorando sulle qualità dei prodotti e sulle competenze delle risorse umane.

Da alcuni decenni la formazione tecnica offerta dal sistema scolastico è insufficiente; gli istituti tecnici, in particolare, faticano a stare al passo con la crescita repentina dei bisogni formativi dell’industria. Il mix tra crescita della velocità dell’innovazione, crescita dei bisogni delle imprese e riduzione della capacità dell’offerta formativa, inadeguata rispetto allo standard atteso, ha fatto aumentare l’esigenza di una formazione più adeguata, pratica ed aggiornata.

Con il master Ghisa, che proseguirà fino a marzo 2022 ha dichiarato Ceselin, “si è posto l’obiettivo d’andare a colmare questo deficit di competenze toccando la conoscenza dei materiali e la loro applicazione, con esperienze di tipo industriale ed operativo”.

Si ringraziano gli sponsor Csb, Italterm, Trabucatto Refrattari, Eca Consult, MetalOne e lo sponsor tecnico Ecotre Valente per aver sostenuto questo corso che vuole sia insegnare concetti ma soprattutto fornire le capacità di utilizzare queste conoscenze per intervenire consapevolmente all’interno dei processi, consentendo alle aziende di fare dei salti di qualità.

Il direttore ASSOFOND, Silvano Squaratti, ha poi mostrato la classifica mondiale delle produzioni industriali: col 44% della produzione, la Cina si conferma la fabbrica mondiale dei getti, l’Italia si posiziona all’undicesimo posto. L’avanzata cinese non è stata placata neanche dalla crisi mondiale del 2008-2009. Negli ultimi dieci anni il suo peso sulla produzione globale è cresciuto di ben 11%.

L’impatto, ma soprattutto la capacità di recupero dalla più grave e lunga recessione del dopoguerra e le successive ricadute si sono manifestati in misura fortemente disomogenea tra le varie economie, producendo qualche cambiamento all’interno del ranking mondiale. La severità della crisi all’Italia è costata l’uscita dalla top 10: una retrocessione di tre posizioni ed uno slittamento all’undicesimo posto nel 2019. Rispetto alla produzione di getti non ferrosi, pur avendo perso anche qui quota rispetto al quinto posto del 2017, l’Italia difende un importante settimo posto.

L'Italia si conferma però la seconda industria di fonderia in Europa, dopo la Germania (37%), terza tra i Paesi CAEF (Comitato Europeo di Fonderia) che includono anche la Turchia. All'alba dello scoppio della pandemia da Covid 19, nella classifica 2019 dei principali produttori di getti (ferrosi e non ferrosi), l'Italia, con una quota del 15%, si collocava davanti a Francia (13%), Spagna (9%) e Polonia (8%).

Il rallentamento produttivo dell'Italia non costituisce una anomalia nel confronto europeo, anzi l'Italia mostra una contrazione dei tassi di crescita relativamente contenuta, oltre che una maggiore reattività allo shock pandemico che le ha permesso di conservare il peso percentuale del 15% sulla produzione europea.

La produzione mondiale totale di getti negli ultimi 20 anni è cresciuta del 66%: la produzione dei getti ferrosi del 58%, mentre quelle dei getti non ferrosi del 111%. La ghisa grigia resta la più importante con un 60% negli ultimi 20 anni. In vent’anni la curva della produzione di getti (ferrosi e non ferrosi) cinesi è passata da poco più di 10 milioni di tonnellate a 50 milioni di tonnellate con un tasso di crescita del +340%.

Venendo al quadro dimensionale di settore, in Italia produciamo 2.069.475 tonnellate di getti, con un fatturato di 6,5 miliardi di euro all’anno. Più della metà della produzione (52,86%) è costituita dalla ghisa seguita dall’alluminio (37,83%).

In Italia sono attive circa 1.000 (1038) fonderie di metalli ferrosi e non ferrosi, con un fatturato medio per impresa di circa 6,6 milioni di euro. Le 1.038 imprese occupano complessivamente oltre 28.000 addetti (media 27 addetti per impresa). La fonderia italiana presenta fortissime analogie coi caratteri tipici del sistema industriale del Paese: è caratterizzata dalla prevalenza di micro e piccole imprese. Il 54% ha fino a 9 addetti, il 34% da 10 a 49 addetti, l’11% tra 50 e 249 e solo l’1% impiega oltre 250 addetti. Quasi il 90% della popolazione totale è sotto i 50 addetti.

La suddivisione tra i due raggruppamenti base dell’industria, ovvero metalli ferrosi e non ferrosi, comprende le fonderie di metalli ferrosi (getti di ghisa e acciaio) e le fonderie di metalli non ferrosi (leghe di: alluminio, magnesio, leghe di rame, altri non ferrosi).

Delle fonderie censite, l'83% appartiene al comparto dei metalli non ferrosi e producono il 68% del fatturato. Il fatturato medio (2018) delle fonderie di getti ferrosi è oltre il doppio delle fonderie non ferrose.

L’industria italiana di fonderia è principalmente localizzata al nord ovest (55%), a seguire nord est (25%), centro (13%), sud (4%) e isole (2%).

I mercati principali di sbocco, in ordine decrescente per volumi di fatturato, sono: trattoristica meccanica; macchine del movimento terra, meccanica varia; macchine utensili; siderurgia ed infine edilizia e arredo urbano.

“La ghisa è un materiale di serie B, vecchio e destinato al declino?” con questo quesito Franco Zanardi, Presidente ASSOFOND, ha proseguito l’intervento, spiegando come la ghisa abbia un grande futuro ma che tutto dipenda “dalle nostre capacità, il come è importante almeno tanto quanto il cosa”. Ha illustrato come la ghisa non sia un materiale minore ma “diversamente bello” che deve essere sfruttato per le sue proprietà, “è un materiale che, se ben conosciuto, può avere un forte potenziale anche nell’era della Sostenibilità”.

L’obiettivo quindi del master Ghisa, ha affermato Zanardi “è quello di fondare la propria professione su competenze verticali molto specializzate che sono un prerequisito necessario per la realizzazione della produttività di sistemi industriali”.

La giornata è terminata con la presentazione dei 15 moduli didattici che costituiscono il master, ovvero: Introduzione, Metallurgia di base, Famiglie di ghise, Proprietà chimico-fisiche delle ghise e tecniche di caratterizzazione, Defettologia dei getti di ghisa, Controllo dell’integrità dei getti, Classificazione delle ghise e normative di riferimento, Progettazione dei getti e dei sistemi di alimentazione; Fabbricazione della ghisa greggia; Impiantistica per la fabbricazione dei getti; Elaborazione e trattamento della ghisa liquida; Colata dei getti; Trattamenti termici delle ghise; Saldatura, brasatura e taglio termico della Ghisa; Progettazione meccanica di getti in ghisa.

Alla didattica d’aula frontale e in FAD si aggiungeranno i test di valutazione intermedi, l’esame finale di qualificazione e alcune visite didattiche presso fonderie partner del progetto didattico.