Indietro Come ridurre i rischi e i costi assicurativi con strumenti di “Property Loss Prevention”

Come ridurre i rischi e i costi assicurativi con strumenti di “Property Loss Prevention”
14/05/2025

Il mercato assicurativo è in una fase di "hard market", con tassi in netto rialzo in particolare per il settore siderurgico e metallurgico, considerato un «Red Risk»

In Italia ci sono oltre 800 fonderie, che impiegano circa 23.000 addetti e generano un fatturato complessivo superiore ai 7,5 miliardi di euro. Il comparto è composto quasi esclusivamente da PMI a conduzione familiare, con solo l’1% delle imprese che supera i 250 dipendenti. Pur essendo numericamente in maggioranza le fonderie di metalli non ferrosi, quelle che lavorano i metalli ferrosi sono mediamente più grandi, con un fatturato medio intorno ai 10,8 milioni di euro (contro i quasi 5 delle altre).

Un panorama, quindi, molto diversificato, e caratterizzato da rischi specifici che necessitano di un’adeguata copertura per garantire la tutela degli asset e la continuità del business. E di un broker in grado di reperire, anche per le realtà più piccole, soluzioni idonee e convenienti, che possano tutelare l’impresa.

Lo scenario attuale non è dei più favorevoli. Dalla seconda metà del 2018, infatti, il mercato assicurativo, specialmente per la linea di rischio “property”, di cui fa parte il ramo incendio ed elementi naturali, è entrato in una fase che in gergo viene definita di “hard market”. Questo trend è stato favorito da una serie di fattori, tra cui l’aumento della frequenza dei sinistri, soprattutto a causa degli eventi naturali catastrofali e dei cambiamenti climatici. Questo ha portato ad una crescita delle tariffe sui mercati riassicurativi e ha avuto come conseguenza un netto rialzo dei tassi, esteso a tutti i settori industriali ma in particolare al settore siderurgico e metallurgico, considerato un «Red Risk». Sono quindi stati introdotti requisiti di qualità molto più stringenti (Risk Rating) per l’assunzione dei rischi, dando maggiore importanza alle attività di Property Risk Management nel processo di sottoscrizione. 

Perché le fonderie sono un “rischio non gradito”? I motivi sono diversi, ma alcuni fattori incidono più di altri, come la tipologia di infrastruttura: spesso le fonderie sono aziende storiche, realizzate negli anni ‘50 – ‘90, con elementi «deboli» anche in carpenteria metallica e pannelli sandwich. Incide anche l’attività in senso stretto: ci sono parti calde con forni (crogiolo, rotativi, siviera, etc.) alimentati a gas metano e ossigeno (combustibili) o a induzione elettrica. Anche un guasto macchina, che potrebbe portare a una fuoriuscita di materiale fuso, è un rischio importante, così come l’utilizzo di grandi o significative centraline di olii idraulici e di resine o additivi infiammabili, e le cabine elettriche esposte a principi di incendio o guasti. Non da ultimo, anche l’errore umano è una red flag, perché spesso non sono implementate procedure di Risk Management come nelle grandi multinazionali: Hot Work, Fuori Servizio, Auto-ispezioni, Gestione Cambiamenti.
In aggiunta, ci sono condizioni pre-esistenti, strutturali e/o legate al contesto geografico, che penalizzano ulteriormente, tra cui val la pena ricordare la presenza di serbatoi di gas tecnici pericolosi, l’essere ubicati in zone a moderato o elevato rischio idraulico e/o sismico, la mancanza di una riserva idrica e stazione antincendio, con impianti automatici realizzati secondo standard e criteri assicurativi, e pure la presenza di impianti fotovoltaici sulle coperture dei fabbricati (considerati come un rischio aggiuntivo). Vengono poi tenuti in considerazione anche la presenza di eventuali sinistri property pregressi e la conformità CSRD.

Per questo motivo, bisogna ripensare alcune procedure e gettare le basi per sviluppare idonee strategie di mitigazione dei rischi, così da rientrare nei criteri più stringenti adottati dalle compagnie e riuscire a ottenere coperture complete e vantaggiose.

Diventano quindi strategiche e imprescindibili attività che consentano di poter valutare i fattori chiave che guidano, a livello assicurativo, il processo di sottoscrizione dei rischi, e potenziare i sistemi interni di gestione della sicurezza aziendale (non solo HSE):

  • Analisi e Valutazione dei Rischi: «Property & Business Interruption Risk Assessment» (che simulano i Risk Rating usati dal mercato assicurativo)
  • Sviluppo di Piani di Mitigazione: «Loss Prevention Program»

Tali attività, svolte in accordo alla metodologia ISO 31000, richiedono normalmente sia valutazioni e analisi da remoto, sia un sopralluogo tecnico in campo presso gli stabilimenti nel perimetro di analisi. 
Le principali fasi che guidano il processo di «Risk Assessment», con tipico approccio ISO legato al miglioramento continuo (plan-do-act-check), sono 4:

  • pianificazione del Progetto 
  • identificazione dei rischi
  • quantificazione dei rischi
  • condivisione risultati, monitoraggio e miglioramento.

A titolo esemplificativo, un Property Risk Assessment per una fonderia deve includere:

  • Fase 1: Analisi Preliminare e Kick-off Meeting (definizione obiettivi e team di progetto; agenda di lavoro; preparazione della documentazione tecnica propedeutica al sopralluogo; scelta del metodo/standard di lavoro)
  • Fase 2: Identificazione dei Rischi (interviste alle funzioni principali di sito; ; verifiche e/o test sugli impianti antincendio; sopralluoghi tecnici nei reparti produttivi, magazzini e laboratori)
  • Fase 3: Quantificazione dei Rischi (definizione metriche e Risk Grading; preparazione Risk Assessment & Risk Improvement Reports)
  • Fase 4: Finalizzazione Reports (condivisione risultati e opportunità di miglioramento; approccio «plan-do-check-act»; definizione priorità e piani di azione)

A queste attività possono aggiungersi, come naturale follow-up, una Business Interruption Risk Analysis, focalizzata sui potenziali danni indiretti o da mancato profitto che possono manifestarsi a seguito di uno scenario catastrofale; un Risk Assessment HSE, focalizzato sui temi legati alla salute, sicurezza dei lavoratori e dell’ambiente.

In particolare, la Business Interruption Risk Analysis, può essere un’attività molto interessante e di valore aggiunto dato che, tra i suoi obiettivi, c’è quello di evidenziare e quantificare economicamente potenziali esposizioni (scenari di danno da mancato profitto) che un’azienda può subire quando fornitori strategici (a monte del sito) non riescono a consegnare le materie prime, oppure clienti con elevato impatto sul fatturato (a valle del sito) sono costretti a cancellare ordini già comunicati a causa  di un evento property (e.g. incendio; terremoto; alluvione). Allo stesso modo, tale analisi può identificare e quantificare potenziali interdipendenze di Gruppo ed evidenziare specifiche esposizioni riguardanti per esempio la presenza di colli di bottiglia nel processo produttivo, lunghi tempi di sostituzione e/o riparazione di macchinari e/o componenti chiave (in caso di guasto) e la stagionalità del business stesso.  Si possono effettuare anche analisi verticali sulla Supply Chain e Workshop su specifici scenari critici (in termini di interruzione di attività) nell’ambito dei rischi operativi.  

In aggiunta, in caso di investimenti e/o progetti significativi (costruzione di nuovi fabbricati; ristrutturazione delle infrastrutture esistenti; installazione di nuovi impianti e macchine: impianti fotovoltaici, impianti antincendio, etc.), per una fonderia risulta davvero utile svolgere, con il supporto del broker, un’attività di «Revisione Progetto», al fine di individuare soluzioni ottimali in termini di «costi/benefici» rispetto alla sicurezza antincendio, antintrusione e di processo, raggiungendo anche una «compliance» assicurativa». Il valore aggiunto del broker, in qualità di esperto in Risk Management, è quello di proporre soluzioni tecniche all’avanguardia basate su standard nazionali e/o internazionali, consultando all’occorrenza gli organi di controllo e gli enti assicurativi, per garantire un efficace trasferimento del rischio lungo tutto il ciclo di vita del progetto, fino al collaudo ed accettazione dei nuovi impianti.

Da ultimo, oltre a un’attenta pianificazione delle attività, finalizzate a prevenire e mitigare i rischi tipici del proprio settore, è anche opportuno accertarsi di essere tutelati rispetto ai rischi emergenti.

Secondo il Global Risk Report 2024, i quattro rischi più severi nei prossimi dieci anni interesseranno i disastri naturali e i rischi «climate related»
In Italia è recente l’obbligo, introdotto con la Legge 213/2023, di stipulare polizze assicurative a copertura dei danni direttamente causati da eventi catastrofali naturali. Sono interessate le aziende iscritte al Registro delle Imprese, con sede legale in Italia o con una stabile organizzazione nel nostro Paese. Essere adeguatamente tutelati significa preservare i propri asset materiali e la continuità aziendale.
In base a quanto previsto dal Decreto Legge 31 marzo 2025 n. 39, il termine entro il quale è necessario assicurarsi si differenzia però in base alle dimensioni dell’impresa

  • Grandi Imprese: entro il 31 marzo 2025 (previsto un periodo transitorio di 90 giorni per l’applicazione di eventuali sanzioni): Le GI sono quelle che rispettano almeno due dei seguenti criteri:  
    • Stato patrimoniale: > € 25 MLN; 
    • Ricavi netti > € 50 MLN
    • Dipendenti:  >250.
  • Medie Imprese: entro il 1 ottobre 2025: le Medie Imprese sono quelle che rispettano almeno due dei seguenti criteri:
    • Stato patrimoniale: > € 25 MLN
    • Ricavi netti > € 50 MLN
    • Dipendenti:  fino a 250
  • Piccole Imprese: entro il 1 gennaio 2026: Le Piccole Imprese sono quelle che rispettano almeno due dei seguenti criteri:
    • Stato patrimoniale: fino a € 5 MLN
    • Ricavi netti: fino a € 10 MLN
    • Dipendenti: fino a 50
  • Micro Imprese: entro il 1 gennaio 2026: Le Microimprese sono quelle che rispettano almeno due dei seguenti criteri:
    • Stato patrimoniale: fino a € 450 K
    • Ricavi netti: fino a € 900 K
    • Dipendenti: fino a 10

Le imprese che hanno assicurato gli eventi catastrofali, ma in modo non conforme a quanto indicato nel Decreto, devono adeguare le polizze in corso «a partire dal primo rinnovo o quietanzamento utile delle stesse».
Affidarsi a un broker assicurativo diventa quindi fondamentale per garantire una corretta gestione dei rischi e accedere alle soluzioni più innovative e complete messe a disposizione dal mercato.