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End of waste: che sia la volta buona?
8/10/2019

Sembra vicina la soluzione dello stallo generato dallo Sblocca cantieri

Si profila finalmente una soluzione allo stallo relativo alla normativa sull'end of waste, dopo l'approvazione commissione Territorio, ambiente e beni ambientali di un emendamento che regola il momento in cui un rifiuto diventa prodotto e può così essere reinserito nel ciclo di lavorazione.

La notizia arriva a oltre un anno dalle legge 55/2019 del 18 giugno 2018 di conversione del c.d. decreto Sblocca Cantieri che, applicando la sentenza del Consiglio di Stato del febbraio 2018, ha accomunato il concetto di end of waste a quello più generale di gestione dei rifiuti e tolto la competenza a regioni e province per il rilascio delle autorizzazioni a operare in assemza di una norma statale che lo preveda espressamente. Spostare la competenza al Ministero dell’Ambiente ha significato, di fatto, rallentare l’emanazione di norme e provvedimenti, generando una situazione di incertezza che ha portato alla paralisi del circuito di riciclo dei rifiuti recuperabili. 

La legge 55/2019, infatti, considera soltanto le attività di riciclo e recupero previste dal DM 5 febbraio 1998, escludendo i processi e le tecnologie più innovative e a maggior tutela per l’ambiente e la salute sviluppatisi nell’ultimo ventennio grazie all'impegno delle imprese attive nei settori del riciclo e del recupero degli scarti. Sono quindi al momento bloccate le possibilità di ottenere nuove autorizzazioni o ampliamenti di quelle esistenti: lo sviluppo dell'economia circolare è quindi al momento fermo per mancanza di chiarezza sull'attribuzione delle competenze in materia.

Secondo l’emendamento che dovrebbe inserito nell’ambito della conversione del cosiddetto decreto Salva Imprese, i soggetti in campo per il recupero dei rifiuti diventeranno due: le regioni, che potranno dare autorizzazioni alle aziende, e il Ministero dell’Ambiente che, attraverso l’Ispra, avrà poteri di controllo. Una soluzione che sembra poter concludere positivamente una vicenda su cui da mesi Confindustria, insieme a oltre cinquanta organizzazioni imprenditoriali fra cui Assofond, sollecita il governo per trovare una soluzione.