Indietro Federmeccanica: «Siamo ancora in un tunnel, serve uno sforzo per la crescita»

Federmeccanica: «Siamo ancora in un tunnel, serve uno sforzo per la crescita»
settori e imprese clima economico industria manifatturiera
11/12/2025

Presentata la 176esima indagine congiunturale sull'industria metalmeccanica

«Siamo ancora dentro un tunnel e le luci sono flebili. Ci sono alcuni segni più, ma non si possono definire positivi perché il quadro complessivo è molto fosco. Abbiamo perso molto terreno negli ultimi mesi e in questi anni»; così la vicepresidente di Federmeccanica, Alessia Miotto, presentando la 176esima indagine congiunturale dell’industria metalmeccanica, disponibile a questo link.

Tra gennaio e settembre dell’anno in corso, i livelli di produzione settoriale risultano mediamente inferiori del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2024, con una contrazione più accentuata di quella registrata per l’intero comparto industriale (-1,7%). A condizionare l’attività produttiva metalmeccanica è stato, in particolar modo, il sensibile calo tendenziale della fabbricazione di Autoveicoli e rimorchi (-14,3%) accompagnato dalle contrazioni registrate nelle produzioni di Prodotti in metallo (-2,5%), di Macchine e apparecchi elettrici (-1,6%) e di Macchine e apparecchi meccanici (-1,3%).

«Fa impressione – ha detto ancora Miotto – vedere che un'azienda metalmeccanica su dieci continui ad avere problemi di liquidità. Occorre fare grandi sforzi come sistema Paese per recuperare mettendoci in carreggiata e per andare avanti all'insegna della crescita. È necessario affrontare e risolvere il problema della produttività che da troppo tempo costituisce un freno allo sviluppo dell'industria e del Paese. Ognuno deve fare la propria parte». 

In termini di clima economico, l’Associazione sottolinea che rimangono tante incertezze e questo è un fattore negativo, allo stesso tempo c’è la certezza che oggi si produce a caro prezzo e anche questo è molto negativo. Il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, ha sottolineato che «i prezzi alla produzione sono da tanti trimestri su livelli di guardia, essendo aumentati del 20% circa rispetto alla norma. C’è quindi una nuova normalità con cui occorre fare i conti e i conti non tornano. Se le imprese evidenziano che nell’immediato la priorità è la riduzione dei costi di produzione, evidentemente quel macigno pesa ancora tanto e rappresenta un grande freno alla crescita. L’elevato costo dell’energia, ad esempio, brucia valore ed è fondamentale che vengano adottate azioni incisive per una sua drastica riduzione. Non si può attendere perché i nostri competitor vanno avanti grazie a condizioni migliori. Bisogna fare presto e fare bene».