Anche Assofond ha partecipato allo studio che vuole contribuire al nuovo piano energetico nazionale
“Scenari e valutazioni di impatto economico degli obiettivi Fit for 55 per l’Italia”: è questo il titolo dello studio elaborato da Confindustria e RSE (Ricerca Sistema Energetico), cui ha preso parte anche Assofond e che intende fornire un contributo alla costruzione del nuovo piano energetico che il nostro Paese dovrà adottare per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Gli obiettivi delle politiche europee su energia e clima per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 – Green Deal e Pacchetto “Fit for 55” – sono, infatti, destinati a produrre un profondo impatto strutturale sul sistema economico-produttivo europeo ed italiano, cambiando radicalmente le modalità con le quali si produce e si consuma l’energia.
“Siamo alle porte di una nuova rivoluzione industriale, che oggi possiamo condividere nel merito ma non nel metodo. Porre obiettivi irrealistici rischia di pregiudicare importanti filiere industriali europee con notevoli ricadute occupazionali. La transizione va implementata in neutralità tecnologica e senza scelte dirigiste come fatto per l'automotive. Regole troppo rigide danneggiano industria UE”. Così il vice presidente per Organizzazione, Sviluppo e Marketing di Confindustria, Alberto Marenghi, all'evento di presentazione dello studio.
L’analisi fornisce una prima valutazione appunto della proposta “Fit for 55”, con l’obiettivo di valutare un percorso di decarbonizzazione alternativo che, pur raggiungendo la stessa riduzione di emissioni di gas serra, attraverso un uso efficiente delle risorse economiche, possa favorire lo sviluppo del tessuto industriale, tutelare la competitività internazionale delle imprese italiane, nonché contenere ulteriormente il costo sociale della transizione. Lo scenario alternativo elaborato da Confindustria e Rse mantiene solo l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra, pari a -55% al 2030 rispetto al 1990, lasciando ai singoli Paesi decidere la modalità. Il risultato emerso è la necessità di mobilitare 1.120 miliardi di investimenti nei prossimi 10 anni, con un ritmo di 147 miliardi l'anno.
Maurizio Marchesini, vice presidente per Filiere e Medie Imprese, è intervenuto sul tema dei pericoli insiti in una transizione a tutti i costi: “Le auto elettriche costano troppo, l’infrastruttura di ricarica è ancora poco sviluppata. Per la transizione energetica è corretto fissare gli obiettivi, ma si deve lasciare libertà all'ingegno delle nostre filiere su come raggiungere questi obiettivi, altrimenti rischiamo un corto circuito e una desertificazione industriale”.
Infine, per Aurelio Regina, presidente Gruppo Tecnico Energia, “c'è una strada italiana nel processo di trasformazione ecologica e Confindustria prova a tracciarla. Noi già da oggi ci giochiamo il futuro dell'industria italiana ed europea. Se sapremo accompagnare questo processo avremo restituito valore e preservato le generazioni future. Solo un'intelligente interpretazione di queste norme può determinare il successo o l'insuccesso di questo processo. La sfida è davanti a noi, e Confindustria non farà passi indietro”.
A questo link sono disponibili la versione integrale dello studio, la sintesi e le slide illustrate durante l'evento di presentazione.