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Rapporto Confindustria: Italia in risalita ma esito incerto
12/04/2021

Il Centro Studi dell'associazione: possibile colmare gap con pre-Covid a fine 2022, ma dipende da campagna vaccinale

Il CSC prevede un graduale recupero del PIL italiano, concentrato nella seconda metà di quest’anno, arrivando al +4,1% nel 2021 e al +4,2% nel 2022. A fine 2022 l’economia dovrebbe colmare la voragine aperta nel 2020 dalla pandemia. Rispetto allo scenario di ottobre, per il 2021 si ha una revisione al ribasso di 0,7 punti. Questa previsione è condizionata all’avanzamento della vaccinazione di massa in Italia ed Europa: l’ipotesi è che il Covid sia contenuto in modo efficace dai prossimi mesi. Un importante contributo alla risalita del PIL sarà fornito dagli effetti derivanti dalle risorse europee che spetterebbero all’Italia: secondo una simulazione econometrica CSC, senza il programma Next Generation EU il recupero del PIL sarebbe minore di 0,7% nel 2021 e di 0,6% nel 2022.

Per l'economia globale la ripartenza è asimmetrica. La risalita dell’economia mondiale è trainata da Stati Uniti e Cina. Invece in Europa, in Italia in particolare, la caduta del PIL è stata più forte e il recupero è atteso più lento. La crisi, quindi, ha ampliato il divario di crescita strutturale tra Europa e Stati Uniti, e tra Italia e paesi core europei. 
Per colmare questo ritardo di velocità occorre un cambio di passo nelle politiche per le imprese e gli investimenti, per il lavoro e la formazione. L’impatto della crisi è stato fortemente asimmetrico anche tra settori, tra le imprese e tra i lavoratori, anche per le trasformazioni strutturali che la pandemia ha accelerato: dal digitale all’automazione, dalla tutela della salute alla sostenibilità ambientale. Queste eterogeneità persistenti generano il rischio di una ripresa a più velocità. Ciò richiede una gestione molto equilibrata delle politiche emergenziali, che hanno assicurato la tenuta del tessuto produttivo e sociale, non solo in Italia.

La ripartenza dell’economia italiana è inoltre complicata dal forte rincaro delle materie prime, accentuatosi a inizio 2021, che riguarda i metalli e gli alimentari, oltre al petrolio. Sebbene in prospettiva alcuni di questi rialzi dovrebbero essere temporanei, eserciteranno una pressione al ribasso sui margini delle imprese italiane e sul loro cash flow nel 2021, che si somma al problema di fatturati già compressi nel 2020.

Venendo ai numeri, le esportazioni italiane, in profonda caduta nel 2020 (-13,8%), risaliranno dell’11,4% nel 2021 e del 6,8% nel 2022, sostenute dalla ripresa della domanda mondiale. Le vendite all’estero di beni sono attese recuperare già nel 2021, grazie al rimbalzo della domanda UE e USA; quelle di servizi, invece, zavorrate dalla crisi del turismo, sono attese chiudere il gap solo alla fine del biennio, riprendendo slancio con l’uscita dall’emergenza pandemica nel mondo.

Gli investimenti, dopo l’ampia perdita nel 2020 (-9,1%), sono previsti aumentare a ritmi elevati. Nel 2021 del +9,2%, anche se gran parte del recupero è stato già “acquisito” nella seconda parte del 2020. Nel 2022 oltre i valori pre-Covid (+9,7%), grazie al migliore contesto internazionale. Gli investimenti privati saranno frenati dal debito “emergenziale” delle imprese: secondo una simulazione econometrica CSC, un allungamento del rimborso dei debiti avrebbe un impatto positivo sul PIL di +0,3% nel 2021 e di +0,2% nel 2022. Il recupero degli investimenti sarà sostenuto da quelli pubblici, con incrementi del +19% annuo nel 2021-2022, fino al 3,6% del PIL.

Nella risalita dell’economia attesa per il 2021, si avrà un riallungamento delle ore lavorate pro-capite; il numero di persone occupate, invece, è atteso ancora in calo (-1,7%), dopo la flessione limitata al -2,8% nel 2020 (770mila occupati in meno nel quarto trimestre 2020 rispetto a fine 2019). Nel 2022, secondo anno di risalita del PIL, ci sarà spazio anche per un recupero del numero di occupati (+1,4%, pari a +313mila unità).

Lo studio completo è consultabile sul sito web di Confindustria.