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Scegliere di cambiare: l’Assemblea Confindustria 2021
23/09/2021

Bonomi: cruciali riforme, relazioni industriali e transizione energetica

È il tempo di scegliere di cambiare. Perché cambiare è certo difficile, ma non cambiare per l’Italia sarebbe fatale. Noi ci battiamo per gli interessi del Paese, prima che dell’industria. E crediamo che questi interessi vengano prima dei nostri rispettivi ruoli. Perché non c’è immunità di gregge che ci salvi, se che ognuno dei componenti non esercita una grande responsabilità”. 

Così il presidente Carlo Bonomi ha concluso la sua relazione all’Assemblea Nazionale di Confindustria.

Bonomi ha innanzitutto ricordato insieme all’intera Assemblea le 130 mila vittime in Italia del COVID. E si è rivolto al Capo dello Stato. “Desidero ringraziare a nome di tutti noi il custode più alto dei valori della Repubblica e della nostra Costituzione. Il Presidente Mattarella rende un eccezionale servizio ogni giorno al Paese. Desidero ringraziarlo particolarmente, sia per il suo fermo e costante invito a vaccinarsi rivolto da molti mesi a tutti gli italiani, sia per le sue recenti iniziative a sostegno di un’Europa più forte e coesa, in politica estera come nella difesa”.

Le direttrici dei profondi cambiamenti necessari indicati da Bonomi nella sua relazione sono quattro: quella rappresentata dal presidente del Consiglio Mario Draghi; le riforme strutturali indicate dal PNRR; un nuovo rapporto con i sindacati; il Fit-for-55 e la transizione energetica.

La mano decisa – ha detto Bonomi - con cui Draghi e il suo Governo hanno mutato energicamente su finalità e governance le prime 80 pagine del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il modo in cui il Governo sta scrivendo le riforme fondamentali, pilastri del Piano, introducendo obiettivi prima inesistenti, come produttività e concorrenza, hanno rapidamente ed efficacemente risposto alle aspettative delle imprese. La mano ferma con cui è stata ridefinita e accelerata la campagna vaccinale ci ha, in pochi mesi, condotto a una percentuale di vaccinati sulla popolazione che nei primi mesi dell’anno appariva fuori portata. La stessa mano ferma con cui il Governo ha assunto una settimana fa, la decisione dell’obbligo di introdurre il green pass per tutto il lavoro pubblico e privato. Una decisione che noi, condividiamo integralmente: finalmente ha prevalso la sicurezza dei luoghi di lavoro e la continuità delle nostre produzioni”.

Centrale, nell'intervento del presidente di Confindustria, il tema della transizione energetica che, ha sottolineato Bonomi "ha inevitabilmente impatti molto rilevanti su intere componenti della nostra industria. In Confindustria - ha proseguito - non c’è alcuna tentazione di non assumere obiettivi radicali, come radicale è l’accelerazione in tempi così rapidi della riduzione del 55% di emissioni di CO2 al 2030, e la neutralità carbonica al 2050. Da noi viene invece una triplice richiesta. La prima è che sia davvero credibile la realizzazione di questi traguardi in orizzonti così ristretti. Perché obiettivi così radicali hanno bisogno di logiche incrementali annuali credibili, per non essere velleitari. La seconda è che questo sforzo avvenga in un quadro mondiale di reale cooperazione, in quanto l’Europa, per quanto ambiziosa e trainante, emette solo l’8% dei gas climalteranti; senza un impegno globale non miglioreremo pressoché in nulla il problema. La terza richiesta è quella ancor più decisiva: è necessario accompagnare la transizione energetica con chiare strategie di politica industrialeParti fondamentali della nostra industria resterebbero altrimenti esposte a rischi di chiusura o delocalizzazione".

Nel declinare questa terza richiesta, il presidente di Confindustria ha fatto riferimento al settore dell'automotive e dei suoi fornitori, fra i più interessati dalle politiche green europee, e a quello dell'industria energy intensive, ribadendo quanto Assofond e altre associazioni confindustriali hanno riportato al Governo in occasione della presentazione del piano "Strategia per la decarbonizzazione dei settori hard to abate". 

"I big players tedeschi dell’auto - ha ricordato Bonomi - dopo i colpi severi del dieselgate, hanno comunque risorse finanziarie tali da aver potuto annunciare nuovi modelli elettrici con investimenti complessivi per oltre 70 miliardi di euro. Ma le migliaia di piccole e piccolissime imprese italiane fornitrici di componentistica meccanica, parti di scocche e telai, si trovano ad affrontare la transizione senza adeguato supporto per i necessari investimenti. Altrettanto vale per l’industria energy intensive: dalla produzione del cemento all’acciaio, si rischia di spacciare come risultato positivo il minor consumo di energia per unità di prodotto, uscendo da queste produzioni, e dipendendo ancor più dall’estero. Serve dunque una valutazione seria dei governi di Italia, Germania e Francia, sia degli impatti economici e sociali dei nuovi obiettivi, sia delle risorse per affrontare i costi sociali, perché le proposte della Commissione Europea, così come sono ora, sono inadeguate. Per capirci, il costo della transizione energetica per l’Italia potrebbe superare i 650 miliardi di euro nei prossimi 10 anni. Per quanto importanti siano i fondi che il PNRR dedica alla transizione energetica, sono solo il 6% del totale necessario. Quasi il 94% lo devono investire le imprese. Ma se al contempo devono fronteggiare gli spiazzamenti tecnologici e di produzione, tutto diventa difficilmente realizzabile.

"Per questo, - ha sottolineato ancora Bonomi - sul fronte nazionale, queste transizioni vanno accompagnate da misure che sostengano investimenti qualificati, nazionali ed esteri, come quelli in ricerca e sviluppo e in digitale, onde evitare che tra i nostri stessi partner l’industria italiana resti ai margini. L’intera proposta di aumenti fiscali domestici e internazionali alla frontiera della CO2 nasconde rischi temibilissimi. L’estensione dei certificati verdi a interi nuovi settori, dai trasporti all’immobiliare all’agricoltura, non è supportata da serie analisi ex ante sugli effetti relativi ai costi. In una sola frase: noi siamo per la transizione ambientale, energetica e digitale, ma questa deve avvenire nella regia di una governance, se non mondiale almeno europea. Al contempo, chiediamo al Consiglio Europeo che non tutto ciò che contiene la proposta della Commissione venga preso per oro colato”.

L'assemblea di Confindustria si è aperta con la proiezione in sala del cortometraggio Centoundici. Donne e uomini per un sogno grandioso, prodotto da Confindustria e presentato, per la prima volta, alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia. Il film, diretto da Luca Lucini e con Alessio BoniCristiana CapotondiGiorgio Colangeli e Adriano Occulto è incentrato sul coraggio delle imprese di guardare avanti e sull’impresa di fare cinema. Il titolo “Centoundici” è un omaggio alle centoundici persone che hanno lavorato alla realizzazione del film. Artisti e professionisti in rappresentanza di tutte le maestranze impegnate, quotidianamente, dietro le quinte e indispensabili alla realizzazione di un film, di uno spettacolo, di un concerto, di un festival. “Centoundici” sono anche gli anni di Confindustria. Anni di grandi trasformazioni, di creatività italiana, di umanità che hanno cambiato il volto dell’Italia da paese agricolo a industriale. Anni di grandi sogni nei quali le imprese sono state motore di rinascita e dove il contributo di migliaia di lavoratori, uomini e donne, è stato determinante per la ricostruzione del Paese.