Comunicati stampa

Indietro Imprese, Assofond: fatturato in crescita per le fonderie nel quarto trimestre 2021, ma pesano i rincari dell’energia

Imprese, Assofond: fatturato in crescita per le fonderie nel quarto trimestre 2021, ma pesano i rincari dell’energia
congiuntura assofond trimestrale
16/02/2022

In crescita i ricavi (+12%), ma cala la fiducia a breve termine: i costi delle commodity energetiche intaccano i margini delle aziende

Milano, 16 febbraio 2022 – Secondo quanto emerge dall’ultima indagine trimestrale realizzata dal Centro Studi di Assofond – l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane – il settore delle fonderie nel quarto trimestre del 2021 ha fatto registrare una buona performance a livello di fatturato. Ciò nonostante, la crescita dei costi delle commodity energetiche ha influenzato non poco gli ultimi mesi del 2021, ripercuotendosi anche sulla fiducia sui prossimi sei mesi, che risulta in calo, pur rimanendo sulla soglia di un quadro economico stabile.

Fatturato: crescita a +12% sul trimestre precedente
Il fatturato delle fonderie è cresciuto del 12% rispetto al trimestre precedente. Ben il 72% delle fonderie che hanno risposto all'indagine ha indicato una crescita del proprio fatturato. Fra queste, il 71% indica nell'incremento di commesse il motivo dell'espansione della domanda, mentre il 35% indica anche nell'aumento dei giorni lavorati, rispetto al terzo trimestre, un motivo di crescita. Il 29% delle aziende denota un aumento della produzione di nuovi modelli, mentre il 23% segnala una crescita di nuovi clienti.

Il budget delle fonderie per il 2022 è fissato per una crescita media ponderata pari al +15% sul fatturato acquisito nel 2021.

Dal punto di vista della fiducia, la situazione economica attuale, nel suo complesso, resta stabile. L'indice ACT (che misura il giudizio su come le aziende abbiano trascorso il trimestre di riferimento) è in leggera flessione e si posiziona a quota 50, rimanendo per l’appunto sulla soglia di un quadro economico stabile. Anche se sono in calo le fonderie che danno un giudizio ottimale sul trimestre rilevato (2,3%), la maggioranza (45,5%) risponde comunque che il trimestre non è stato negativo (buono o normale).

L'indice SIX, invece, che sintetizza le risposte sulle aspettative dei sei mesi successivi alla rilevazione, china il verso in basso, a 51 punti, dopo la flessione registrata anche nel terzo quarto dell'anno.

Stabile la visibilità degli ordini, cala l’utilizzo di capacità produttiva
Dopo il forte rialzo del terzo trimestre sul secondo, resta stabile a 2,7 mesi la visibilità degli ordini, mentre cala a quota 75,5% l’utilizzo di capacità produttiva: un dato che la grande maggioranza delle fonderie (81,8%) ritiene comunque soddisfacente

Il ricorso agli ammortizzatori sociali è in linea con il III trimestre
Resta stabile, rispetto al periodo precedente, la curva che misura l'incidenza sul campione delle fonderie che fanno ricorso ad almeno uno strumento di ammortizzatore sociale: nel quarto trimestre del 2021 la percentuale è pari al 25,6%. Si azzera l'incidenza delle aziende che facevano ricorso alla C.I.G. straordinaria, mentre aumentano le fonderie con dipendenti in C.I.G. ordinaria (20,9%). Rimane al 4,7% del campione il ricorso ai contratti di solidarietà

Analisi per comparto: fatturato in crescita per ghisa e non ferrosi, meno bene l’acciaio
Guardando ai singoli comparti, la maggioranza delle fonderie di ghisa e di metalli non ferrosi riscontrano nel IV trimestre 2021 un fatturato in aumento, rispettivamente del +15% e del +12%, rispetto al trimestre precedente, mentre fra le fonderie di acciaio prevalgono i segni negativi e una variazione media ponderata nulla. Nel primo caso, l'incremento delle commesse su modelli già esistenti è la motivazione principale di aumento del fatturato, seguita immediatamente da un numero di giorni lavorati risultati maggiori nel quarto trimestre, rispetto al terzo; nel secondo caso, le difficoltà provengono da un calo delle commesse e dai problemi contingenti connessi all'aumento dei costi dei fattori produttivi.
Nonostante questi distinguo, i budget per il 2022 sono tutti fissati su percentuali di crescita: molto significativa per l'acciaio (+23%) meno per ghisa (+12%) e non ferrosi (+14%).
La situazione si ribalta se si guarda all'indice di fiducia: le fonderie di ghisa e di metalli non ferrosi, pur indicando un quadro economico non sfavorevole, non esprimono più ottimismo sulle attese dei prossimi sei mesi; quelle di acciaio, al contrario, pur indicando una situazione di forte difficoltà sul finire del 2021, rimangono più fiduciose rispetto ai mesi che seguiranno, ancorché l'indice sia in lieve calo anche per questo comparto.

Il caro energia affatica una ripresa altrimenti molto positiva
«Il quarto trimestre del 2021 ha confermato per le fonderie – sottolinea il presidente di Assofond Fabio Zanardi – il trend della prima parte dell’anno: la ripresa è solida e ci sta rapidamente riportando sui livelli pre-pandemia. Ciò nonostante, ci troviamo di fronte a una situazione sempre più insostenibile per quanto riguarda i costi energetici, la cui incidenza sui costi di produzione è ormai passata dal 9-10% a oltre il 30%. Questa situazione impatta in maniera decisiva sui margini delle imprese, soprattutto di quelle energivore come le fonderie, che si trovano in una situazione davvero complessa. Se non alziamo i nostri prezzi, non abbiamo più convenienza a produrre, il che ci porta al paradosso di avere un portafoglio ordini pieno, ma di dover valutare seriamente se è meglio rinunciare a qualche ordine per evitare di produrre in perdita. Peraltro, va anche detto che le fonderie operano quasi tutte nell’ambito di catene di subfornitura e che fermare la produzione significherebbe interrompere contratti e generare ulteriori danni nei settori a valle, perché si interromperebbe anche l’attività di altre imprese che utilizzano i nostri componenti. D’altro canto, aumentare i prezzi quasi mensilmente, come stiamo facendo in queste settimane per cercare di sopravvivere, ci pone in un forte svantaggio competitivo con i concorrenti internazionali, che vivono una situazione meno esasperata circa i costi energetici e quindi possono vendere i loro prodotti a prezzi più stabili. Una cosa è certa: serve un intervento deciso per calmierare i costi dell’energia pena il rischio di non poter dare seguito al rimbalzo che ha caratterizzato il 2021».