Comunicati stampa

Indietro Appello congiunto contro le ipotesi di blocchi o sanzioni all'alluminio russo. A rischio la competitività europea

Appello congiunto contro le ipotesi di blocchi o sanzioni all'alluminio russo. A rischio la competitività europea
fonderie materie prime alluminio fonderie italiane fornitori fonderie fonderie europee
31/07/2023

Cinque associazioni imprenditoriali scrivono al London Metal Exchange. L'Europa importa il 90% del suo fabbisogno di alluminio primario

Bruxelles, 28 luglio 2023 – La Federazione dei Consumatori di Alluminio in Europa (Face) insieme all’Associazione Federale Tedesca per lo Sviluppo Economico e il Commercio Estero (Bwa), Amafond, Assofermet e Assofond hanno rivolto un appello all'Lme per denunciare le recenti richieste di imporre divieti e sanzioni sull’alluminio primario russo, avanzati dai principali produttori di metalli, diretti concorrenti di Rusal, o da organismi di associazioni industriali che risultano essere significativamente influenzate o controllate dagli stessi produttori.

«Queste richieste di divieti e sanzioni sembrano l’ennesimo tentativo oligopolistico di eliminare facilmente un concorrente con pratiche non di mercato e di trasformare l'Europa in un mercato vincolato, con la piena consapevolezza del devastante impatto che qualsiasi restrizione delle forniture di metallo russo potrebbe avere sulla catena del valore dell'industria europea dell'alluminio», afferma Mario Conserva, Segretario Generale FACE, parlando a nome dei co-firmatari della lettera. E aggiunge: «Le piccole e medie imprese che operano nella filiera a valle rappresentano il 90% della forza lavoro dell'industria dell'alluminio di questo continente e il 70% della sua produzione. Tuttavia, i loro interessi passano in secondo piano rispetto a questioni fondamentali quali la politica commerciale e di approvvigionamento, anche se sono quelle che verrebbero gravemente danneggiate dalle restrizioni alle forniture e dalla conseguente impennata dei prezzi di mercato».

Le cinque associazioni sottolineano quanto sia preoccupante che evidenti manipolazioni del mercato, da parte di interessi acquisiti, non vengano contrastate più vigorosamente e pubblicamente da istanze rappresentative dell'industria. Hanno invitato quindi l'Lme a resistere con forza e a denunciare qualsiasi richiesta e pressione di imporre divieti o sanzioni sull’importazione di alluminio primario russo. Questa mossa, infatti, si rivelerebbe suicida nell'attuale contesto di enorme deficit di metalli in Europa, di alti prezzi dell'energia e di forte inflazione, di feroce concorrenza internazionale e di vulnerabilità delle Pmi europee.
Da vent’anni, Rusal garantisce ogni anno una fornitura stabile e affidabile di oltre un milione di tonnellate di alluminio primario a basse emissioni di carbonio, circa il 12% dell'attuale domanda di metallo primario nell'UE. Questo ammontare, competitivo e a prezzi equi, contribuisce a ridurre l'impronta di carbonio dell’alluminio per l'intera industria europea. Il colosso russo rappresenta da sempre un fattore di equilibrio, per la stabilità del settore europeo dell'alluminio a valle della produzione di alluminio primario, fin da quando gli altri grandi produttori stavano dismettendo i loro impianti in Europa per investire nei mercati emergenti e nei Paesi extra-UE, in esenzione dai dazi doganali. La speculazione di questi ultimi prevedeva inoltre il contemporaneo sfruttamento della struttura tariffaria dell'UE per le importazioni e le agevolazioni fiscali dell'EFTA. Vendevano infatti tutto il loro metallo a livelli di prezzo solo daziari nell'intero mercato dell'UE, inclusi i Paesi dove era basata la loro restante produzione europea, con un sovraccosto annuo compreso tra 1 e 2 miliardi di euro a carico di tutti i trasformatori e consumatori indipendenti di alluminio dell'UE.
Attraverso l'aggressiva attività di lobbying per mantenere una struttura tariffaria del 3-4-6% in un mercato europeo dipendente dalle importazioni, questi produttori perpetuano un meccanismo de facto di sovvenzioni occulte, i cui ingenti profitti sono stati investiti al di fuori dell'UE.
Insieme al mantenimento economicamente assurdo della struttura tariffaria UE del 3-4-6% sulle importazioni di alluminio grezzo, che gonfia artificialmente i prezzi solo in questo mercato, le richieste di boicottaggio dell'alluminio russo possono essere considerate come un tentativo di trasformare definitivamente l'Europa in un mercato vincolato, dominato da pochi grandi operatori, basati fuori dal territorio europeo, che gonfiano i propri profitti con premi di mercato più elevati nell'UE, dove il livello tariffario del 6% è incluso universalmente. È ancora più scioccante vedere che coloro che negli ultimi vent’anni hanno tagliato milioni di tonnellate di capacità produttiva di alluminio primario nell'UE per massimizzare i loro profitti, ora facciano fronte comune per costringere l'Europa a eliminare un milione di tonnellate di forniture competitive a basse emissioni di carbonio, a loro esclusivo vantaggio e a danno di migliaia di trasformatori, utenti finali e consumatori di alluminio europei.

Le sanzioni costituirebbero quindi un duro colpo per il Green Deal europeo, per le politiche industriali e delle materie prime e per l'autonomia strategica aperta, poiché il conseguente ulteriore indebolimento del settore europeo dell'alluminio downstream faciliterebbe la penetrazione sul mercato di concorrenti extra-UE, con prodotti a più alta impronta di carbonio. Contestualmente Rusal riorienterebbe le proprie vendite verso Cina, India, Turchia e altre economie emergenti, rafforzando la loro competitività nei confronti dei produttori europei.
«Vogliamo una sequenza di fallimenti nell'industria dell'alluminio dell'UE? Chi si ostina a non ammettere lo scandalo del comportamento di coloro che stanno orchestrando disordini di mercato e una campagna per bandire il principale fornitore a basse emissioni di carbonio della nostra industria?», insiste Conserva, spiegando che «l'UE deve importare ogni anno più di 7 milioni di tonnellate di alluminio primario, in competizione con altre regioni altrettanto interessate a questo metallo. Eppure, con 12 milioni di tonnellate di domanda dell'UE contro 1,2 milioni di tonnellate di produzione nazionale residua, questi produttori e organismi associativi chiedono all'Lme, alla Commissione UE e agli Stati membri di privare in modi diversi l'intera catena del valore dell'alluminio europeo di più di un milione di tonnellate di forniture di alluminio vitale, affidabile, competitivo e a basse emissioni di carbonio di cui siamo affamati!».

Consulta in allegato la versione integrale (in inglese) del comunicato stampa congiunto.