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Fonderie, Assofond: «Il settore è in ripresa: previsto ritorno del fatturato ai livelli pre-Covid a fine 2021»
congiuntura
17/05/2021

Il 2020 si è chiuso con un calo della produzione del -20%, ma un pieno recupero entro fine anno è possibile. Il caro materie prime getta però un’ombra sulla reale entità della ripresa

Milano, 17 maggio 2021 – «Il primo trimestre del 2021 ha fatto segnare un buon trend di crescita, al punto che prevediamo di poter recuperare entro l’anno quanto perso nel 2020». Lo dice Roberto Ariotti, Presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane, che non nasconde però altri motivi di preoccupazione: «Dobbiamo fare ancora una volta i conti con i costi sempre elevatissimi delle materie prime e con la scarsità di reperimento, fattori questi che rischiano di impattare negativamente sulla redditività e di rallentare la ripresa iniziata negli scorsi mesi».

Forte contrazione nel 2020 per produzione e fatturato, ma il settore ha tenuto

Secondo i dati elaborati dal Centro Studi Assofond, il 2020 delle fonderie italiane è stato pesantemente influenzato dalla crisi pandemica, ma il buon recupero nella seconda parte dell’anno ha permesso alle imprese del settore di contenere le perdite: la produzione è stimata in calo del -19,5% per le fonderie di metalli ferrosi e del -20,3% per quelle di metalli non ferrosi. Leggermente migliori le performance del fatturato, con un calo rispettivamente del -16,1% e del -18,7%.

I risultati finali parlano di livelli produttivi di poco inferiori alle 900.000 tonnellate per le fonderie di metalli ferrosi e di poco meno di 660.000 tonnellate per quelle di metalli non ferrosi. Un dato che colloca il 2020 sui minimi storici di produzione, e che arriva dopo un 2019 che già era stato di contrazione rispetto al 2018.

«Non è facile – sottolinea ancora Ariotti – dare un giudizio complessivo del 2020: chiaramente il dato è molto pesante, ma stiamo parlando di un anno che ha fatto segnare record negativi praticamente in tutti i settori e in tutti i Paesi. Se guardiamo alla situazione che vivevamo nell’aprile di un anno fa, posso dire che abbiamo saputo riprenderci tutto sommato bene, e che forse alla fine nel contesto generale non è andata così male. Per tornare a livelli soddisfacenti serve però ancora uno scatto di reni».

Performance simili per tutti i comparti: solo l’acciaio contiene le perdite

I dati complessivi del settore riflettono abbastanza fedelmente le variazioni fatte registrare dai singoli comparti: la produzione dei getti di ghisa (che rappresentano oltre il 90% della produzione di tutti i getti ferrosi) è calata del -20,4%, mentre quella di getti di alluminio (che rappresentano l’82% di quelli non ferrosi) del -20,7%.

Fra i non ferrosi, in linea con l’alluminio anche la performance per i getti di ottone, bronzo e rame (-20,9%), mentre più contenuti i cali per zinco (-17,7%) e magnesio (-11,1%). Sulle aziende che realizzano getti di metalli non ferrosi ha pesato molto la crisi del settore automotive, che da solo impiega circa il 52% della produzione totale di questo tipo di getti, con percentuali più alte per il comparto dell’alluminio.

Fra i getti ferrosi, invece, hanno avuto un crollo decisamente più profondo rispetto alla media del comparto i getti realizzati con la tecnica della microfusione, la cui produzione è calata del -31,7% a causa della forte crisi del principale settore di destinazione, quello dell’aeronautica. La produzione dei getti di acciaio è l’unica che è riuscita a contenere il calo al -3,1%.

Il 2021 si apre all’insegna dell’ottimismo, ma pesa l’incognita materie prime

Il quadro complessivo del settore che emerge dall’analisi trimestrale Assofond relativa al primo trimestre del 2021 è in deciso miglioramento: tutti gli indicatori di consuntivo sono in crescita e disegnano una dinamica crescente rispetto alle ultime quattro rilevazioni.

La variazione ponderata del fatturato, in termini congiunturali, segna una crescita media aggregata del +16% rispetto al quarto trimestre 2020, confermando la progressione costante lungo gli ultimi quattro periodi. La maggioranza delle fonderie che hanno risposto all’indagine segnala un incremento delle commesse nel primo periodo dell'anno, nonché la produzione di nuovi modelli e l'acquisizione di nuovi clienti.

Contestualmente, le fonderie hanno anche espresso un'attesa di variazione sulla fine dell'anno che raggiunge il +21% rispetto al 2020: decisamente significativa e di pieno recupero rispetto alla perdita registrata nel 2020 sul 2019 (-17,9%).

La crescita di fatturato è accompagnata anche da una crescita della visibilità sugli ordini, sebbene di lieve entità, a fianco di una più marcata crescita dell’utilizzo di capacità produttiva e, soprattutto, del giudizio degli imprenditori sulla stessa.

L'utilizzo di capacità produttiva, nel primo trimestre del 2021, è pari infatti al 78,1%, e registra un nuovo picco massimo sugli ultimi quattro trimestri. Contestualmente, aumentano significativamente, al 52,8% del campione, le aziende che ritengono soddisfacenti i livelli raggiunti, riducendo sia l'incidenza di chi li giudica scarsi (22,2%) o insufficienti (25,0%)

A rendere meno idilliaco il quadro, il dato relativo alla fiducia espressa sui prossimi sei mesi: l'indice Six (che sintetizza proprio le risposte sulle aspettative a sei mesi), pur rimanendo su valori di ottimismo (oltre i 60 punti) perde un punto rispetto all'ultimo trimestre del 2020, gettando così un'ombra di incertezza sull'intensità della ripresa nel corso del 2021.

«Anche se ci stiamo avviando a una normalizzazione della situazione – sottolinea Ariotti – ci sono ancora diverse incognite, che inevitabilmente frenano il nostro ottimismo. La principale, ancora una volta, è quella legata ai costi e alla scarsità di materie prime, un problema che ci assilla ormai da mesi e per il quale non si vedono rapide soluzioni. I numeri, del resto, dicono tutto: la quotazione della ghisa da affinazione è passata da una media di 319 euro la tonnellata, rilevata a settembre 2020, ai 521 euro di maggio 2021 (+63%).
Per quanto riguarda il rottame, il lamierino in pacchi è passato dai 303 euro/tonnellata di inizio settembre, agli oltre 438 euro di maggio (+45%). Anche il prezzo cash medio mensile dell’alluminio primario quotato al LME, dai minimi della primavera 2020 in un anno è aumentato del 60% (da circa 1.450 dollari/tonnellata a oltre 2.300 dollari/tonnellata).
L’alluminio secondario ha avuto una dinamica ancora più esplosiva, sfiorando il 90% di incremento in un anno. Inoltre, oggi abbiamo un altro problema: il materiale scarseggia e i tempi di consegna sono lunghi. Per la ghisa in pani, ad esempio, proseguono le difficoltà del Brasile nel garantire le forniture, legate quasi certamente agli sviluppi della pandemia. A oggi, si ipotizza che i nuovi arrivi dal Sudamerica si potranno avere non prima dell'autunno. Non siamo ancora a rischio fermo della produzione, ma i costi sempre maggiori erodono i margini e complicano i piani di crescita e di investimento delle aziende».