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Imprese, Assofond: segnali discordanti nel terzo trimestre, ma la crescita continua
congiuntura clima economico trimestrale
09/11/2021

Visibilità degli ordini e capacità produttiva sono ai massimi livelli, anche se il fatturato è cresciuto più lentamente rispetto ai primi mesi dell’anno

Milano, 9 novembre 2020 – L’indagine congiunturale realizzata dal Centro Studi Assofond – l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane –sul terzo trimestre del 2021 evidenzia alcuni segnali discordanti che restituiscono un quadro complessivo di non semplice letturasoprattutto per quanto riguarda le prospettive nel breve-medio periodo.

Fatturato: la crescita rallenta al +2% sul trimestre precedente
Il fatturato delle fonderie cresce ancora rispetto al trimestre precedente, anche se in misura meno pronunciata rispetto ai primi mesi dell’anno: il +2% di luglio-settembre su aprile-giugno è infatti distante dal +12% fatto segnare nel secondo trimestre rispetto al primo quarto dell’anno. Per spiegare il dato non si possono tuttavia non considerare due variabili importanti: da un lato il fatto che il rimbalzo post-Covid è ormai maturo e che, quindi, un rallentamento congiunturale può a questo punto essere un fenomeno fisiologico. Dall’altro, va tenuto in considerazione che il terzo trimestre, includendo la pausa estiva, è storicamente un periodo in cui l’attività delle imprese è meno intensa rispetto al resto dell’anno.

Pare peraltro confermare queste ipotesi la proiezione che le fonderie fanno sul fatturato finale del 2021, che rimane ottimale (+20% sul 2020) e in linea con le attese di un immediato recupero, con il 56% del campione che ritiene che la crescita del fatturato finale sarà addirittura superiore.

Per le fonderie rispondenti la situazione economica attuale, nel suo complesso, non è dunque peggiorata: l'indice ACT (che misura il giudizio su come le aziende abbiano trascorso il trimestre di riferimento) rimane sui 49 punti, ovvero in linea con la rilevazione precedente e prossimo alla soglia delle 50 lunghezze, dove i giudizi di normalità prevarrebbero su quelli di difficoltà.

Per quanto invece riguarda l'indice SIX, che sintetizza le risposte sulle aspettative dei sei mesi successivi alla rilevazione odierna, la curva china il verso in basso, dopo tre trimestri di sostanziale crescita, riducendosi a 57 punti. Il valore dell'indice rimane ad ogni modo sopra i 50 punti, soglia minima per una previsione di stabilità nel breve periodo, anche se sono diminuite le aziende con maggiore fiducia sui prossimi trimestri: solo il 29,4% del campione ora pensa che il quadro economico migliorerà. Il 55,9% ritiene che il mercato sarà stabile, mentre risulta in forte crescita, al 14,7% dal 2,9% del trimestre precedente, l'incidenza delle aziende con un'opinione pessimistica

Visibilità degli ordini e utilizzo di capacità produttiva sono ai massimi livelli
Segnali positivi, che non indurrebbero a un peggioramento repentino del quadro economico del settore, arrivano dalla visibilità degli ordini, in forte rialzo sul trimestre precedente (+16,9%) e prossima ai 3 mesi medi, in aggiunta a un utilizzo di capacità produttiva che fissa un nuovo valore di massimo assoluto, al 77,8% di media. Fra le aziende rispondenti, il 20,6% giudica “ottimale” il livello di utilizzo di capacità produttiva raggiunto, il 44,1% del campione lo ritiene soddisfacente, il 20,6% scarso, il 14,7% non sufficiente.

Ancora in calo il ricorso agli ammortizzatori sociali
Continua a scendere la curva che misura l'incidenza sul campione delle fonderie che fanno ricorso ad almeno uno strumento di ammortizzatore sociale: nel terzo trimestre del 2021 la percentuale cala al 23,5%. La C.I.G. ordinaria è in continua flessione, al 14,7%, mentre risulta stabile la C.I.G. straordinaria, al 2,9% del campione. Al contrario, le fonderie che hanno attivato la contrattazione di solidarietà sono in aumento, pari al 5,9% del campione.

Analisi per comparto: rallentano ghisa e non ferrosi, rimbalzo per l’acciaio
Guardando ai singoli comparti, nel terzo trimestre si assiste a un rallentamento sulla congiuntura del fatturato per le fonderie di ghisa e per quelle di metalli non ferrosi: nel primo caso la frenata si traduce in una contrazione del -0,5% sul fatturato del secondo trimestre, mentre per i non ferrosi il dato, pur meno positivo rispetto a quello del trimestre precedente, resta in crescita e si stabilizza a +1,9%, in linea con quello generale. Le fonderie di acciaio, infine, registrano un rimbalzo del +12,6% del fatturato, dopo il -17,0% del secondo trimestre sul primo periodo del 2021.
Lo scenario si ribalta se si osservano le proiezioni per fine anno che le fonderie dichiarano nell'ultima indagine Assofond. Ghisa e non ferrosi confermano una crescita sul 2020 che rappresenterebbe un recupero pieno sull'anno pandemico: per le prime la crescita stimata è pari al +22,1% mentre per le seconde l'incremento sarebbe pari al +21,6%. La proiezione per le fonderie di acciaio, invece, risulta negativa (al -5,0%), su un 2020 che era però stato molto meno critico rispetto a quello degli altri comparti.

I motivi dell’incertezza: costi dei fattori produttivi e percorso di transizione ecologica
«Il nostro settore – sottolinea il presidente di Assofond Fabio Zanardi – sta viaggiando a buona velocità, anche se i fattori contingenti che creano incertezza non sono pochi: i risultati dell’indagine del nostro Centro Studi, in effetti, lo mostrano chiaramente. In questi ultimi mesi abbiamo vissuto prima l’impennata dei costi di materie prime e materiali ausiliari e successivamente la crescita improvvisa e vertiginosa dei costi dell’energia. Una situazione che porta conseguenze di non poco conto sulla sostenibilità economica delle nostre imprese. A tutto questo, si aggiungono ulteriori incertezze, legate in particolare al percorso di transizione ecologica. Il nostro è un settore ad alta intensità energetica che occupa una posizione strategica di interconnessione tra più filiere della metalmeccanica. Di conseguenza, saremo al centro di questa transizione sia direttamente – perché dobbiamo lavorare per contenere ulteriormente le emissioni – sia indirettamente, perché molti dei nostri settori clienti stanno vivendo una vera e propria rivoluzione che impatterà naturalmente anche su di noi. Lato nostro, insieme ad altre associazioni di Confindustria che rappresentano i settori energivori, abbiamo sottoscritto l’Industrial Decarbonization Pact, con il quale abbiamo elaborato una strategia per raggiungere la neutralità carbonica al 2050. Gli investimenti per centrare questo obiettivo saranno molto ingenti: per questo abbiamo presentato il piano al Governo, sottolineando la necessità di avere il sostegno delle istituzioni per preservare la competitività sui mercati internazionali di tutte le aziende coinvolte, che si devono confrontare quotidianamente con concorrenti stranieri che, a causa di approcci locali meno sensibili all’ambiente rispetto a quanto avviene nel nostro Paese, possono produrre a costi molto inferiori rispetto ai nostri».