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Indietro Ucraina, le fonderie italiane a corto di materie prime lanciano l’allarme: «Con il blocco delle forniture dall’est siamo a rischio fermo produttivo»

Ucraina, le fonderie italiane a corto di materie prime lanciano l’allarme: «Con il blocco delle forniture dall’est siamo a rischio fermo produttivo»
materie prime
03/03/2022

Le scorte di ghisa in pani delle imprese italiane potrebbero presto esaurirsi

Milano, 3 marzo 2022 «L’invasione dell’Ucraina ha fatto da acceleratore, nel caso fosse stato necessario, alla corsa dei prezzi delle materie prime, del gas e dell’energia elettrica che fanno da colonna vertebrale al nostro sistema produttivo. E ora il rischio concreto per le fonderie è quello di rimanere presto senza approvvigionamenti, in particolare di ghisa in pani».

A lanciare l’allarme per le conseguenze economiche dell’escalation bellica fra Russia e Ucraina è Fabio Zanardi, presidente di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane, un settore di oltre mille imprese, con 30mila addetti e un fatturato complessivo di 6,5 miliardi di euro.

«Le criticità riguardano principalmente l’approvvigionamento delle catene di fornitura, la logistica e l’energia» aggiunge Zanardi.

Russia e Ucraina sono ai vertici mondiali nella produzione di commodity determinanti per tutto il manifatturiero italiano, quali ghisa, alluminio, rame, nickel. Già si segnalano gravi difficoltà di approvvigionamento della ghisa in pani. Gli stock, che dipendono ovviamente dai singoli produttori, potrebbero esaurirsi in tempi più o meno rapidi, in una forcella che va da alcune settimane a pochi mesi. «Alcune aziende sono già rimaste senza ghisa, e il nostro timore – commenta ancora Zanardi – è che i blocchi produttivi ucraini e le sanzioni contro la Russia possano provocare nuovi shock sul lato dell'offerta di materie prime e di semilavorati, determinando impatti devastanti sui prezzi e sulle potenzialità di fornitura di commodity necessarie alle nostre filiere produttive».

Il presidente di Assofond ricorda inoltre i problemi logistici che possono emergere dallo scontro. «I porti sul Mar Nero sono, al tempo stesso a rischio blocco o peggio obiettivo militare. Entrambe le condizioni potrebbero pregiudicare le spedizioni di metalli e di altre materie prime verso i poli di destinazione nel Mediterraneo e quindi in Italia».

Passando alla questione energetica Zanardi, ricordando come l’impennata delle tariffe già precedente all’escalation fosse una zavorra alla ripresa, sottolinea: «Sappiamo tutti che la Russia è tra i maggiori produttori mondiali di petrolio e di gas naturale. E proprio il rialzo dei costi energetici impatta drammaticamente sui conti economici delle imprese energivore quali le fonderie».

Assofond valuta quindi inevitabili le ripercussioni sulla produzione come anche sulla marginalità delle imprese e, più in generale, sul costo della vita per tutte le famiglie italiane.

«D’altra parte, il nostro auspicio è una conclusione positiva e immediata dei negoziati di pace», conclude Zanardi. «Sappiamo le istituzioni europee e nazionali stanno seguendo con attenzione la crisi. E ribadiamo la nostra fiducia nel loro confronti. Questo però ci porta a chiedere la necessità di misure che permettano alle imprese di contenere le eventuali perdite sul fronte produttivo, frenare sul nascere le eventuali mosse speculative e mettere fine a questa sciagura».