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Fonderie, stagnazione perpetua. Assofond: «Indipendentemente dai dazi, servono politiche industriali per la competitività»
europa e mondo congiuntura dazi
31/07/2025

Produzione in calo nel secondo trimestre (-5,9% su base annua). Zanardi: «L’accordo con Trump forse ridurrà l’incertezza, ma l’Europa deve agire ora per rilanciare la manifattura»

Milano, 31 luglio 2025 – Il settore delle fonderie italiane naviga in acque ancora tempestose. Nonostante un leggero rimbalzo congiunturale (+1,3% sul trimestre precedente), il secondo trimestre del 2025 si chiude con la produzione in calo tendenziale del 5,9% rispetto allo stesso periodo del 2024.

Anche il fatturato segue una dinamica simile a quella della produzione, con un passivo del -6,7% sul secondo trimestre del 2024: anche in questo caso la debole spinta congiunturale (+1,6% sul trimestre precedente) non riesce a invertire la tendenza.

È il quadro delineato dall'ultimo report del Centro Studi di Assofond, l'associazione di Confindustria che rappresenta il comparto.

«I dati della nostra ultima rilevazione confermano le difficoltà strutturali che abbiamo iniziato a rilevare dalla seconda metà del 2023», commenta il presidente di Assofond, Fabio Zanardi, che così prosegue: «La prima metà dell’anno si chiude con un bilancio negativo, dopo i pessimi risultati del 2024. Dai trend congiunturali e tendenziali si potrebbe dedurre che abbiamo toccato un fondo dal quale si può solo risalire, ma tutto viene messo in discussione dal potenziale ulteriore indebolimento dei mercati committenti dovuto all’applicazione dei dazi USA».

Il contesto: pesa il nodo competitività. Dall’accordo sui dazi più ombre che luci

L’accordo annunciato tra Unione Europea e Stati Uniti sui dazi «non può essere una buona notizia, seppur sia uno scenario potenzialmente migliore rispetto a una incontrollata escalation», sottolinea Zanardi. «Ci sono ancora molti punti da chiarire. La speranza è che possa per lo meno ridurre la paralizzante incertezza che ha bloccato gli investimenti negli ultimi mesi, ma i problemi dell’Europa, in questo momento, sono soprattutto interni. I cosiddetti dazi interni» prosegue Zanardi.

Proprio sulla situazione dell’economia europea, Assofond lancia un monito: «In un mondo di protezionismi, a soffrire di più siamo proprio noi europei, che operiamo in uno dei mercati più aperti al mondo e con un allarmante deficit di competitività rispetto ai concorrenti internazionali. Le tariffe USA possono incidere pesantemente nel deviare massicce quantità di prodotti dal Far East verso l'Europa, creando nuove e insostenibili pressioni sul nostro mercato. Per far fronte a questo rischio è necessario rilanciare la competitività dell’industria italiana ed europea: bisogna ridurre i costi energetici, le tasse green, la burocrazia, il costo del lavoro e proteggere chi sta investendo in decarbonizzazione. Abbiamo già presentato le nostre proposte: disaccoppiare il prezzo dell’elettricità da quello del gas, detassare gli aumenti salariali previsti dai contratti nazionali, estendere il perimetro del CBAM ai prodotti finiti, che al momento non sono inclusi nel provvedimento e la cui assenza ci espone alla concorrenza sleale di chi produce in Paesi dove non ci sono normative ambientali, il costo del lavoro è bassissimo, gli standard di sicurezza spesso inesistenti. Il governo italiano e la Commissione europea sono consapevoli di quello che serve alle imprese: ora devono agire con rapidità».

Produzione e fatturato: andamento per comparto

La lieve crescita congiunturale della produzione che caratterizza il secondo trimestre 2025 (+1,3% rispetto al trimestre precedente), è in deciso rallentamento rispetto ai mesi precedenti: nel periodo gennaio-marzo la crescita rispetto all’ultimo trimestre 2024 era stata del +7,1%.

Le fonderie di metalli ferrosi registrano un aumento del +1,7%, mentre nel comparto dei metalli non ferrosi la crescita è quasi nulla (+0,1%). Nel campione prevalgono di poco le fonderie che hanno aumentato i livelli produttivi (38,9%) seguite dal 33,3% che ne subiscono un calo e il restante 27,8% che indicano una sostanziale invarianza rispetto al trimestre precedente.

La variazione congiunturale del fatturato nel secondo trimestre è positiva (+1,6%), trainata dalle fonderie ferrose (+2,7%), mentre quelle non ferrose tornano in calo (-1,2%). Il 50% delle imprese intervistate dichiara un aumento del fatturato rispetto al primo trimestre; il 27,8% ne indica una contrazione, mentre nel 22,2% dei casi rimane invariato.

Clima di fiducia e visibilità degli ordini

Il giudizio sulla visibilità degli ordini si mantiene su livelli molto bassi. La media di visibilità si attesta al di sotto dei due mesi per le fonderie di metalli ferrosi e di poco sopra per quelle di metalli non ferrosi. Nonostante la situazione resti molto incerta, migliorano sia il sentiment generale sul periodo di riferimento, con l’indice Act che a giugno si porta a quota 55 punti, sia le attese delle imprese per i sei mesi successivi, con l'indice Six che torna sopra la soglia di sufficienza (56 punti).

Ricerca e selezione del personale: una sfida costante

Nonostante la difficile dinamica di mercato, le fonderie si confermano anche nella prima metà del 2025 alla ricerca di personale. L'83,3% delle imprese ha aperto selezioni nel primo semestre. Le figure più ricercate sono gli operai specializzati, nel 57,8% dei casi, seguiti dagli operai generici (31,1%). Nonostante l'impegno nella ricerca, tuttavia, l'80% delle fonderie rispondenti si dichiara solo parzialmente soddisfatto delle selezioni effettuate; il 16,7% del campione ne è pienamente soddisfatto, mentre il 3,3% è completamente insoddisfatto. Questo evidenzia le persistenti difficoltà nel reperimento di manodopera qualificata e l'importanza di investire nella formazione e nell'attrazione di talenti per il settore.