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Life Effige: attività e risultati raggiunti nel Layman’s report
13/10/2021

Terminato il progetto sul calcolo dell’impronta ambientale di prodotto

Dopo quattro anni di lavori si chiude il progetto Life Effige, nato con l’obiettivo di sperimentare il metodo PEF (Product Environmental Footprint), un sistema di calcolo dell’impronta ambientale di prodotti e servizi promosso dalla Commissione Europea con la Raccomandazione 179/2013.

Con la collaborazione, tra gli altri, di Assofond, l’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna ha applicato la Product Environmental Footprint in quattro settori produttivi di grande rilevanza per il Made in Italy: fonderie, legno-arredo, agroalimentare e servizio di ristorazione.

Per ciascun settore produttivo aderente al progetto sono state coinvolte diverse imprese, che hanno calcolato la propria impronta ambientale e, successivamente, identificato e implementato una serie di azioni strategiche di miglioramento, finalizzate a rendere più sostenibile la propria attività. L’impronta ambientale di prodotto (PEF) può, infatti, fornire le informazioni necessarie per calcolare gli impatti ambientali dei prodotti sulla base di un approccio legato al loro intero ciclo di vita e ridurli laddove possibile. Un approccio che consente, fra l’altro, di rispondere alla crescente esigenza dei consumatori di preferire prodotti con etichette ambientali e marchi sostenibili.

Assofond, insieme a Enea, al Consorzio Agrituristico Mantovano, a Camst e Federlegno sono stati i  partner che hanno lavorato su un duplice binario: da un lato, svolgendo attività scientifiche di calcolo dell’impronta ambientale, dall’altro, concentrandosi sulla definizione di linee guida per comunicare al meglio l’impronta ambientale dei prodotti, con l’obiettivo di sostenere e promuovere nei confronti delle imprese lo sviluppo di una comunicazione ambientale rigorosa, comprensibile e basata su elementi misurabili.

Nello specifico di Assofond, tre fonderie di ghisa hanno calcolato l’impronta ambientale di alcuni prodotti rappresentativi del settore. Lo studio ha evidenziato che il processo produttivo delle fonderie, considerato nel perimetro “dalla culla al cancello” – cioè dall’estrazione, lavorazione e trasporto delle materie prime fino alla realizzazione del getto grezzo pronto a essere consegnato al cliente – genera impatti ambientali principalmente in tre aree: cambiamento climatico, particolato e sfruttamento delle risorse, sia in termini di valori energetici, sia per quanto riguarda minerali e metalli. Se è vero che larga parte degli impatti ambientali è legata a fasi del processo al di fuori del controllo diretto delle fonderie (l’estrazione e il trasporto delle materie prime), le azioni di miglioramento si sono concentrate sulla fase produttiva propriamente detta: miglioramento della gestione dei forni, incremento della quota di rinnovabili impiegate e riduzione del consumo di sabbia per la fase di formatura.

Oltre all’implementazione delle azioni di miglioramento e alla valutazione degli impatti ambientali, Assofond ha condotto una significativa azione di replicabilità del progetto in collaborazione con FEAF, la federazione spagnola delle fonderie, organizzando tre webinar durante i quali sono stati presentati alle fonderie associate a FEAF i risultati ottenuti e le opportunità garantite al settore dall’applicazione di un metodo condiviso per il calcolo dell’impatto ambientale dei prodotti.